Un nuovo modello di sviluppo industriale sostenibile in grado di contribuire al rilancio dell’economia italiana, di coniugare la crescente domanda di qualità ambientale con la competitività di impresa e di fornire risposte concrete alle problematiche delle risorse petrolifere.
Si tratta della prima bioraffineria, unica al mondo nel suo genere, nata a Terni dalla collaborazione tra Novamont e Coldiretti con la costituzione di una società paritetica tra Novamont S.p.A. e una cooperativa partecipata da 600 imprenditori agricoli, affinché la bioraffineria sia in grado di massimizzare la specializzazione delle colture, utilizzare a pieno i residui e accorciare la catena del valore.
Si tratta del primo esempio nel suo genere, che va ad integrare a monte la filiera delle bioplastiche Mater-Bi® ed Origo-Bi® e apre a nuove applicazioni nel campo degli intermedi chimici con l’utilizzazione di amido di mais e oli vegetali. Novamont, azienda leader nel settore delle bioplastiche, ha fino ad oggi investito circa 100 milioni di euro per sviluppi di ricerca e per la realizzazione degli impianti di bioplastiche e grazie alla fattiva collaborazione con Coldiretti si accinge ora a creare una vera e propria bioraffineria realizzando un nuovo insediamento produttivo integrato nel territorio in grado di utilizzare le risorse naturali di origine agricola locali.
A regime, a partire da inizio 2008, si prevede che la raffineria raggiungerà una capacità produttiva annua di 60.000 tonnellate di bioplastiche completamente biodegradabili, compostabili e con limitato impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita. La bioraffineria è ben più di un innovativo insediamento industriale: è piuttosto espressione di un nuovo modo di intendere economia, territorio e ambiente. Un vero modello industriale, economicamente sostenibile ed ambientalmente compatibile che si propone di affrontare in modo diverso le grandi sfide dell’economia: l’aumento del prezzo del petrolio e la sua disponibilità limitata, la valorizzazione delle nuove opportunità offerte dall’agricoltura per lo sviluppo sostenibile, i gravi problemi ambientali e la progressiva perdita di competitività del sistema produttivo occidentale di fronte alla crescita dei Paesi asiatici.
Il nuovo progetto imprenditoriale si pone in linea con l’obiettivo sostenuto dalla Coldiretti per la finanziaria di arrivare a sostituire entro il 2010 i sacchetti di plastica della spesa con quelli ottenuti da materiale biodegradabile come è già previsto in Francia dove la legge di orientamento per l’agricoltura del 2006 prevede il divieto “dal primo gennaio 2010 della distribuzione al consumatore finale, a titolo gratuito o oneroso, dei sacchetti a uso unico in plastica non biodegradabile”. In Italia ci sono i terreni, le coltivazioni e le capacità imprenditoriali per un contributo concreto dell’agricoltura alla riduzione dell’inquinamento ambientale: attraverso il sistema della bioraffineria Novamont, destinando con la collaborazione della Coldiretti 800.000 ettari di terreno a colture di mais e oleaginose a fini energetici, sarebbe possibile, in linea di principio, produrre quantità di bioplastiche nell’ordine di circa 2 milioni di tonnellate, un quarto dell’intero fabbisogno nazionale di plastiche, metà dell’intera quantità di prodotti usa e getta. Un progetto quindi perfettamente compatibile con le colture alimentari e in grado di attivare un’intera filiera economica, nella logica di una competitività ambientale di sistema.