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Al terziario l'Oscar dell'evasione Irap

di Luca Paolazzi

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19 dicembre 2006

La più virtuosa è Bologna. La meno è Vibo Valentia.In mezzo esiste una varietà di realtà che obbediscono ad alcune "regole" comportamentali, pur con significative eccezioni.
La graduatoria provinciale dell'evasione dell'Irap conferma verità note e riserva alcune sorprese.Tra le verità c'è l'enorme ammontare dell'imponibile occultato: 202 miliardi nel 2002, per un valore d'imposta non pagata di 9 miliardi. E ci sono la maggiore presenza di evasione nel terziario, mentre nell'industria manifatturiera il fenomeno è molto più contenuto e la crescente propensione a ignorare le norme fiscali man mano che ci si sposta da Nord a Sud lungo la Penisola.
Tra le sorprese c'è il divario di comportamento apparente tra cittadini che vivono in province appartenenti alla stessa regione. Per esempio,in Emilia accanto a Bologna ( dove per un euro di Irap dichiarato solo 5 centesimi vengono nascosti al Fisco) c'è Rimini (con ben 71 centesimi di occultato ogni euro denunciato); in Sicilia, Messina nasconde il 19% della base Irap, più o meno come Parma,mentre Agrigento è al 147% (cioè, si cela all'Erario una volta e mezza ciò che si dichiara).
Questi dati sono il frutto di un'elaborazione condotta da Stefano Pisani e Cristiano Polito, dell'Ufficio studi dell'Agenzia delle entrate. I due autori hanno incrociato i dati delle dichiarazioni, disponibili fino al 2002, con le stime di economia sommersa effettuate dall'Istat. E ne hanno tratto due indicatori: l'entità dell'evasione, che si riferisce all'ammontare di base imponibile occultata (non di imposta non pagata); l'intensità di evasione, che è calcolata come rapporto percentuale tra l'imponibile evaso e quello dichiarato. Le due misure danno risultati molto diversi e hanno anche significati e implicazioni operative assai distanti.
L'entità, infatti, è più elevata al Nord (anche se in calo nel tempo) e minore al Sud (dove invece tende a salire; gli studiosi hanno effettuato i calcoli per il periodo 19982002).Queste cifre possono essere utili per individuare dove è possibile recuperare maggiori volumi di gettito. Ma dipendono comunque dalla dimensione dell'economia: un'area con un maggior Pil evade di più in assoluto.
L'intensità, invece, è più simile al tasso di evasione e rivelatrice del grado di ottemperanza e legalità. Perciò è più importante per esaminare la virtuosità e l'equità. Ed è per questo che qui è stata usata come criterio per stilare la classifica. Va detto che lo studio non tiene conto degli effetti di composizione settoriale, cioè non incrocia territori e specializzazioni produttive, fornendo così un'idea di compliance legata più a spirito civico che a struttura economica. Ma proprio la differente specializzazione potrebbe spiegare i diversi livelli di intensità presenti in province dentro la stessa regione (Bologna è molto più industriale di Rimini).
La stessa osservazione può valere per l'entità. Riguardo a quest'ultima, dal punto di vista dell'efficacia dell'azione di recupero, è sicuramente vero che conviene concentrarsi dove le cifre mancanti sono più elevate. Tuttavia, se lì l'incidenza è invece molto bassa il rischio è di apparire vessatori e penalizzanti per le aree che sono economicamente più avanzate.
Proprio riguardo all'efficacia della lotta all'evasione, lo studio giunge a una conclusione sconcertante, anche se non nuova: «La quantità di controlli non può essere considerata come un indicatore valido per valutare l'efficacia dell'azione di contrasto ».Infatti,trale regioni più virtuose ci sono quelle con molte imprese e carenze di organico dell'Agenzia delle entrate, come la Lombardia. Tra le più "viziose" vi sono quelle in cui «la probabilità di essere accertati è significativamente superiore alla media nazionale»,come Campania, Puglia, Sicilia e Calabria.
Secondo i dati dello studio, la base Irap evasa è pari a 9 miliardi in agricoltura (con un'intensità del 64%), 21 nell'industria in senso stretto (9%), 8 nell'edilizia (17%),164 nel terziario (41%).

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