Poste Italiane si prepara a entrare nel mercato dei servizi di telefonia cellulare. Secondo quanto risulta al Sole-24 Ore, la società guidata da Massimo Sarmi starebbe definendo gli ultimi dettagli per debuttare come "operatore mobile virtuale": in pratica, attraverso un accordo commerciale con un gestore cellulare, venderà con marchio e tariffe proprie servizi telefonici nei 14mila sportelli presenti in Italia. Una mossa dall'impatto dirompente sul mercato italiano delle telecomunicazioni, considerata la capillarità sul territorio della rete delle Poste e le possibili integrazioni con i servizi di tipo finanziario che negli anni hanno assunto un peso sempre più centrale nella strategia della società partecipata dal ministero dell'Economia e dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Le indiscrezioni sul piano delle Poste potrebbero tramutarsi in un annuncio e un contratto definitivo già nei prossimi giorni.
L'azienda mantiene il massimo riserbo e anche sul partner si attende la conferma ufficiale. Anche se i rumor e un rapido ragionamento sull'attuale assetto del mercato farebbero pensare a Vodafone come il candidato ideale.
Anche la "3" ha avviato contatti con Poste Italiane, ma sembra rimasta indietro. Wind al momento non è della partita. Tim avrebbe buone chance (tra l'altro è il fornitore di Poste per i servizi di rete fissa) ma per ora appare concentrata soprattutto sull'accordo già sottoscritto con gli ipermercati Coop.
Vodafone invece non ha ancora annunciato alleanze in questo campo, ma si è impegnata con l'Antitrust a concludere entro il 31 marzo, tra otto giorni, «un accordo vincolante, preparatorio o definitivo, per la fornitura di servizi di accesso wholesale (all'ingrosso) alla propria rete». Un'intesa almeno triennale con un partner che abbia una rete distributiva nazionale, che gestirà una propria numerazione e che sarà libero di definire la propria offerta commerciale, scegliere i propri marchi e stabilire i prezzi finali. Un impegno preso da Vodafone per evitare una chiusura negativa del l'istruttoria aperta dall'Antitrust per abuso di posizione dominante (anche nei confronti di Tim e Wind).
Proprio la spinta ad aumentare la concorrenza nel settore da parte dell'Antitrust, unita alla moral suasion dell'Authority per le comunicazioni, sta facendo cadere le resistenze degli operatori di rete, da sempre terrorizzati dall'ipotesi di aprire il mercato a nuovi soggetti.
I timori principali sono legati agli operatori fissi, che vorrebbero entrare anche nel mercato dei cellulari per offrire servizi integrati (in pole position ci sono Fastweb, Tele2, Bt Italia, Tiscali).
I big dei cellulari stanno però cambiando atteggiamento nei confronti di quelli che in realtà, più che veri "operatori virtuali" (dotati cioè di un minimo di infrastrutture proprie), si definiscono Esp (enhanced service provider). In pratica, partner che provengono dalla Gdo (come Coop) o che addirittura hanno la forza distributiva di Poste Italiane. Partner che possono operare a marchio unico o con la forma del co-branding, ideali soprattutto per arrivare a target di utenti diversi da quelli tipici del gestore di rete. Perfino Mediaset e un gruppo editoriale come L'Espresso hanno iniziato a studiare questa nuova possibilità, del tutto inedita sia dal punto di vista del marketing sia sotto l'aspetto della convergenza tecnologica (cellulari con internet e servizi tv ad esempio). In campo potrebbero entrare anche le catene specializzate nell'elettronica e altre realtà che hanno come punto di forza una presenza capillare sul territorio, la conoscenza e la fidelizzazione degli uenti (si pensi alle banche).
Si può dunque capire perché l'annuncio di Poste Italiane, che le voci di mercato danno per imminente, potrebbe incidere in modo significativo sul settore italiano dei telefonini. Quella di Sarmi sarebbe un'idea innovativa, dopo aver impresso una svolta verso i servizi finanziari. Del resto, con oltre 4,8 milioni di conti bancoposta, più di 2,3 milioni di carte ricaricabili Postepay e la progressiva migrazione dei tradizionali servizi postali verso modalità elettroniche, un'innegabile chance di rafforzamento per l'azienda arriverebbe proprio dalla gestione dei cellulari. I telefoni mobili sono strumenti sempre più integrati con internet e destinati in un futuro non troppo lontano, come già si sperimenta in Giappone, a diventare veri e propri borsellini elettronici per effettuare transanzioni economiche.