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Sangalli (Confcommercio): «Mandare in soffitta gli studi di settore. Troppe chiusure per overdose tributaria»

di Nicoletta Cottone

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21 giugno 2007

Mandare in soffitta gli studi di settore, visto che una vera giustizia fiscale non trae giovamento dal sospetto costante che i contribuenti siano potenziali evasori. Lo ha ribadito il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli nella sua relazione all'assemblea annuale, sottolineando che gli indicatori di normalità economica «rischiano di fare degli studi di settore non un sistema di rilevazione dei ricavi sempre più equo e selettivo, ma uno strumento di catastizzazione del reddito o, per dirla ancora più chiaramente una sorta di bancomat per fare cassa». Secondo Sangalli, infatti, gli indicatori sono nati male, costruiti in fretta e furia e senza confronto con le categorie economiche per poterli applicare retroattivamente al periodo di imposta 2006. «Sono stati costruiti all'ingrosso e non al dettaglio e giunti al momento della loro applicazione si é visto che in troppi casi non funzionano».

Nella sua relazione Sangalli si é poi soffermato sull'elevata pressione fiscale precisando che «rischiamo molte, troppe chiusure di imprese per overdose tributaria e di burocrazia fiscale e molti, troppi ripiegamenti nel sommerso e nel nero». Quello che chiediamo, ha detto, «non sono scorciatoie o sconti, ma equità e senso della misura». Evasione ed elusione, anche per Confcommercio, «vanno contrastate con determinazione e a 360 gradi, senza la ricerca di facili capri espiatori, ma ovunque si annidino. Anche in casa nostra. E non solo perché pagare le tasse é un dovere, ma anche perché chi non le paga altera la concorrenza con chi il proprio dovere lo fa». Sangalli ribadisce quindi di non chiedere sconti, ma «equità e senso della misura», facendo riferimento alle elevate sanzioni per la mancata emissione degli scontrini fiscali che dopo tre violazioni portano alla chiusura del negozio.

Sangalli ha sottolineato che «se non si interrompe la spirale viziosa tra questi livelli di spesa e questi livelli di prelievo fiscale e contributivo, non si rimetteranno in moto, nonostante qualche dato congiunturale incoraggiante, la domanda interna e i consumi delle famiglie, non si consoliderà la ripresa e non si riuscirà a ridurre significativamente il debito pubblico. Se non si risolve questo corto circuito e non si riduce la pressione fiscale, é la stessa prospettiva di tenuta della lotta all'evasione e all'elusione a essere posta in discussione».


Ondata di fischi quando il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli, nella relazione cita il premier Romano Prodi, rammaricandosi perché «il presidente del Consiglio non ha accettato il nostro invito di oggi» e aggiunge suscitando questa volta calorosi applausi: «Ci rimette di più lui a non aver accettato il nostro invito». Sul fronte delle pensioni Sangalli ha detto che «non é un dramma lo scalone e non si può eludere il nodo della revisione dei coefficienti di trasformazione delle pensioni».

Intervenendo all'assemblea di Confcommercio il ministro per lo Sviluppo economico Pieluigi Bersani ha detto che «il nostro vero tesoretto sta nella riduzione del debito perché questo libera risorse stabili e permanenti». Secondo Bersani è necessario qualificare e convertire la spesa pubblica, aggredendo con le riforme qualche settore e, agendo contro le strozzature, le rendite di posizione di una struttura sociale che si è chiusa in se stessa. D'altra parte, aggiunge «dobbiamo ricordarci che abbiamo un fardello sulle spalle in più rispetto agli altri, gli interessi sul debito». Sul rapporto tra servizi offerti e prelievo fiscale il ministro ha ricordato che «non siamo in condizione di dare servizi pari alle tasse che paghiamo».

Bersani ha accolto l'invito del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli a combattere l'elusione e l'evasione a 360 gradi e a rimettersi intorno a un tavolo per riprendere insieme le questioni fiscali. «Posto che Sangalli - aggiunge Bersani - ha mostrato la volontà di combattere evasione ed elusione a 360 gradi, se andiamo per questa strada e colleghiamo la lotta all'evasione alla riduzione del carico fiscale, possiamo trovare tra Governo e categorie un nuovo modo di ragionare». Secondo Bersani c'è una strada per crescere, si può litigare su come fare, ma è necessario condividere gli obiettivi fondamentali. Il ministro mostra ottimismo sulle prospettive dell'economia, a patto che si ritrovi coesione fra governo, opposizione e parti sociali. «Non è semplice condividere l'idea che c'è una strada per crescere, che non è agevole, richiede disciplina e non tollera demagogie».

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