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Infanzia rubata per 218 milioni di bambini costretti a lavorare

di Nicoletta Cottone

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12 giugno 2007


Infanzia rubata ogni giorno per 218 milioni di bambini, costretti a lavorare e privati dell'istruzione, della salute e del gioco. Bambini obbligati a lunghe ore di lavoro, vittime dell'esposizione a pesticidi tossici, a esalazioni nocive, costretti a trasportare carichi pesanti con conseguenze in grado di compromettere la salute e la crescita. Così tanti nel mondo, che se tutti i bambini che lavorano in agricoltura popolassero un paese, sarebbe l'ottavo paese più grande del globo.

La Fao, nella Giornata mondiale contro il lavoro minorile, chiede di mettere come priorità nell'agenda politica internazionale la fine al lavoro minorile in agricoltura. Si calcola, infatti, che nel mondo il fenomeno del lavoro minorile coinvolga 218 milioni di minori, il 70% dei quali occupati in agricoltura. Si tratta di stime per difetto visto che il lavoro minorile è spesso clandestino ed elude le stime ufficiali sull'occupazione.
«È inaccettabile - ha detto Jose Maria Sumpsi Vinas, vice direttore generale della Fao, del Dipartimento agricoltura e difesa del consumatore - che ogni giorno al mondo vi siano oltre 132 milioni di bambine e bambini tra i 5 ed i 14 anni d'età costretti a lavorare sui campi, in condizioni spesso molto dure e rischiose per la loro salute». Per Vinas la strategia vincente contro il lavoro minorile è lavorare alla riduzione della povertà nelle zone rurali dei Paesi in via di sviluppo, offrendo opportunità alternative di reddito. Ma non solo. È anche necessario affrontare i problemi legati alla salute e alla sicurezza sul lavoro in agricoltura, controllando la gestione dei pesticidi e assicurando uno sviluppo sostenibile.

Per affrontare il problema del lavoro minorile in agricoltura è stata firmata oggi a Ginevra una nuova partnership tra la Fao, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, l'Unione internazionale delle Associazioni di lavoratori nei settori alimentazione, agricoltura, alberghi, ristoranti, catering, tabacco e affini, la Federazione Internazionale produttori agricoli e l'Istituto Internazionale di ricerca sulle politiche alimentari.

La giustificazione più comune di datori di lavoro e intermediari senza scrupoli è che l'impiego di manodopera minorile è legata alla presunta insostituibilità delle piccole mani per lavori come la tessitura dei tappeti, la rccolta delle foglioline di the o dei fiori. «Ma studi dell'Ilo – sottolinea Jose Maria Sumpsi Vinas - condotti in industrie pericolose come la produzione di vetro o la pulitura dei diamanti, hanno dimostrato quanto ciò non corrisponda al vero. In agricoltura, come negli altri settori, non c'è lavoro che un adulto non possa fare egualmente bene, se non meglio». La tragica verità è che i bambini richiedono meno garanzie, sono più facilmente sfruttabili e soprattutto sono molto più economici: svolgono lo stesso lavoro degli adulti per pochi spiccioli. L'agricoltura, l'industria estrattiva e il settore edile sono i settori più pericolosi in termini di decessi e di incidenti sul lavoro per i bambini.

Alcuni Paesi poveri sono però riusciti a ridurre la piaga del lavoro minorile, come, per esempio, lo stato del Kerala, in India. In America latina e Carabi fra il 2000 e il 2004 è diminuito dal 16 al 5% il numero dei bambini al lavoro ed è calato del 26% quello dei minori coinvolti in lavori pericolosi. «Partecipare in qualche modo a un'agricoltura di sussistenza, nell'ambito del nucleo familiare, soprattutto se questo non comporta oneri pesanti e non interferisce con la scolarizzazione - dice Eve Crowley, esperta senior della Divisione Fao Pari opportunità, equità ed impiego rurale - è perfettamente legittimo, e può anzi essere importante per sviluppare conoscenze e abilità importanti per svolgere un lavoro nel futuro. Al contrario, il lavoro che arreca danno, che è fonte di sfruttamento, che nuoce alla salute, e depriva del diritto di andare a scuola non è mai e in alcun modo giustificabile». Secondo la Fao riuscire a eliminare il lavoro minorile nelle sue forme più gravi, più rischiose e di maggiore sfruttamento è possibile, ma occorre uscire dal muro di silenzio e d'indifferenza che circonda questo fenomeno.

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