Il contratto nazionale resta «centrale» e il suo ruolo «fondamentale e strategico», tuttavia in alcune circostanze è possibile introdurre nel contratto aziendale alcune deroghe, per «consentire alle parti aziendali di cogliere condivise, specifiche opportunità ed esigenze, utili a sostenere o a migliorare la competitività dell'impresa e la sua occupazione in situazioni di congiuntura particolari». L'innovazione arriva dai chimici: sindacati e imprese hanno infatti appena concluso un accordo che permette in situazioni particolari e per un periodo transitorio di derogare rispetto alle regole fissate dalla contrattazione nazionale.
L'obiettivo è quello abbattere i costi e incidere sulla produttività.
Un'opportunità che — spiegano sindacato e imprese — sarà appunto concordata e riservata a quelle aziende che si trovano ad affrontare situazioni di crisi o che, sul fronte opposto, devono attrarre investimenti.
Due i punti su cui il contratto aziendale potrà introdurre delle novità rispetto a quello nazionale: i costi economici, quindi il salario, e alcuni contenuti normativi come la durata delle ferie o l'estensione del periodo di prova. Nel caso, ad esempio, del salario, «fatto cento l'ammontare complessivo — spiegano da Federchimica — il 65% sono i minimi contrattuali, il 7% l'indennità di posizione organizzativa, ovvero voci fisse del contratto nazionale. Le altre voci invece, dagli scatti aziendali che pesano per il 2,6%, ai super minimi individuali (12,3%), ai vecchi premi di produzione (6,7%), rientrano nella contrattazione aziendale. Ora le deroghe potrebbero intervenire su alcune di queste voci». Tanto che Alberto Morselli, segretario generale Filcem-Cgil ha spiegato: «Per quanto riguarda i possibili ambiti di intervento di questa innovazione contrattuale, esclusi interventi sui minimi contrattuali e sui diritti fondamentali che vanno salvaguardati, non escludo nulla».