L'intesa sul welfare è sempre più vicina al giudizio dei lavoratori, cui l'accordo verrà sottoposto i prossimi 8, 9 e 10 ottobre. E se il buongiorno si vede dal mattino l'approccio di oggi non fa ben sperare: nelle assemblee che i dirigenti nazionali di Cgil, Cisl e Uil hanno tenuto oggi a Mirafiori per illustrare il protocollo non sono mancate le contestazioni. Alcuni fischi sono stati indirizzati a un delegato della Fiom favorevole al protocollo, applausi hanno accompagnato le dichiarazioni dei delegati contrari.
Il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo precisa che
per modificare il protocollo siglato tra Governo e parti sociali non c'è nessun margine. Montezemolo ritiene invece che «sia necessario fare una forte riflessione sulla detassazione dello stipendio in busta paga». Perchè, evidenzia, i lavoratori «pagano regolarmente le tasse e non evadono» e quindi occorre «restituire», con «meno tasse in busta paga», risorse ai lavoratori dipendenti. «Non é solo una questione di finanziaria - precisa - ma una questione di fondo».
Il presidente del Consiglio è ottimista e promette: «troveremo l'accordo», perchè, precisa: «è mio dovere trovare una composizione, mi diverto anche. La troveremo anche stavolta, non vedo problemi di rottura». Romano Prodi ricorda quanto accaduto per la Finanziaria, quando «tutti dicevano che l'accordo era impossibile, e poi abbiamo avuto una discussione bella, costruttiva e serena». Quindi sottolinea: «ora si è cementata un'idea comune del riformismo. Lasciamo stare le parole e i dibattiti, che sono una parte essenziale della nostra politica. Andiamo alla sostanza: troveremo l'accordo». Il presidente del Consiglio guarda al referendum nelle fabbriche e si aspetta «che i lavoratori votino liberamente», augurandosi «che si rendano conto che è un protocollo attento ai diritti dei più deboli e aiuta l'avanzamento del Paese».
All'assemblea di questa mattina a Mirafiori è andato di persona a spiegare ai lavoratori come stanno le cose Luigi Angeletti. «È andata abbastanza bene - ha detto il segretario generale della Uil - è stata una discussione veramente serena, dove si sono confrontate le ragioni del sì e del no». Angeletti ha riferito che «i maggiori chiarimenti chiesti dai lavoratori nel corso dell'assemblea sono stati la questione dei lavori usuranti e la questione dei coefficienti pensionistici». L'elemento più serio dell'assemblea è stato, secondo il leader Uil «il dibattito relativo alle condizioni dei lavoratori dipendenti, soprattutto nelle aziende manifatturiere come la Fiat, dove si lavora e si guadagna troppo poco. Questo è il vero motivo del malessere».
Da Napoli, per la conferenza organizzativa della Cisl Campania, Raffaele Bonanni si è detto molto preoccupato e amareggiato «per l'intenzione del governo di spostare, attraverso il collegato, la vicenda welfare». Un atteggiamento, dice il leader sindacale, che «crea confusione e anche deresponsabilizzazione». Sia Bonanni che Angeletti prendono le distanze dalle dichiarazioni rilasciate dal leader Cgil, Guglielmo Epifani il quale, in un'intervista a Repubblica sostiene che «soltanto il sì al referendum può salvare questo governo». Secondo Luigi Angeletti: «Guglielmo Epifani sbaglia quando afferma che se nelle fabbriche prevarrà il no al referendum consultivo sul protocollo Welfare il Governo cadrà» . E invita a non politicizzare la questione: «più si politicizza più è facile che i no aumentino, ecco perché Epifani fa un errore». Per il leader della Uil «il Governo ha un problema di coesione interna», perciò «si e no cambia poco».
Raffaele Bonanni considera: «non c'entra proprio nulla il voto dei lavoratori con le vicende del governo». E si augura che «il responso del referendum sull'accordo raggiunto lo scorso 23 luglio tra governo e parti sociali sulla riforma del welfare e delle pensioni, non venga preso sul serio da quelli che magari non sono affatto d'accordo con il governo, ma sono molto d'accordo con le scelte sindacali».
Le parole del leader Cgil non sono piaciute nemmeno a Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom. «È la dimostrazione della crisi del gruppo dirigente della Cgil - dice Cremaschi - che da tempo ha perso la bussola. Non é un'intervista sindacale, ma politica. In secondo luogo, però, dà completamente ragione alle motivazioni del no al referendum sul welfare». E aggiunge: «il sindacato non ha il compito di far cadere i governi, ma nemmeno quello di sostenerli». Giorgio Cremaschi dice di sentirsi «personalmente umiliato per come si sono ridotti Cgil, Cisl e Uil: il loro ruolo é quello di essere i 3-4 senatori mancanti per la maggioranza. Sono supplenti umilianti del governo».