Immaginate una roulette che fa vincere sempre il banco grazie a un "gioco" appetitoso ma incomprensibile, e un croupier che suggerisce agli scommettitori il numero e il colore sui quali puntare, sapendo a priori che non vinceranno mai o quasi. Il "gioco" è quello dei derivati, strumenti finanziari che le banche hanno proposto in questi anni a piccoli imprenditori ed enti locali, con il fine (apparente) di fornirgli una copertura dal caro-tassi, ma con l'effetto (concreto) di portarli a indebitarsi per milioni di euro.
E proprio ai derivati è stata dedicata la puntata andata in onda domenica su Rai Tre di Report, il settimanale di approfondimento curato da Milena Gabanelli. Eloquente il titolo: «Il banco vince sempre», un'inchiesta condotta da Stefania Rimini. Si parte dalla bufera di Banca Italease, scoppiata tra luglio e agosto, con oltre 700 milioni di euro di perdite e 2.200 clienti coinvolti. Per poi passare agli imprenditori che sono caduti nella trappola dei derivati. Rocco Ziino, per esempio, ha perso 2,5 milioni di euro e ha dovuto chiudere bottega. Annalisa Faglioni racconta di essere arrivata al punto di pagare per uno swap 8-9mila euro di interessi a trimestre, mentre Vincenzo Manzini spiega di aver stipulato un contratto di copertura che l'avrebbe dovuto proteggere dalla crescita dei tassi in Europa. I tassi sono cresciuti, «ma io intanto sto continuando a pagare e questa copertura proprio non lavedo».
Nel mirino di Report soprattutto una banca: UniCredit, con clienti che, secondo la Gabanelli, «stanno perdendo con i derivati un miliardodi euro». Tra le altre banche citate c'è anche Bnl.I derivati non hanno attratto solo imprenditori piccoli e medi, ma anche istituti religiosi e conventi o piccoli esercizi come panetterie e tintorie. Eppure la partita più importante è quella che si sta giocando sugli enti locali, dai Comuni alle Regioni, dai quali istituti stranieri come Merrill Lynch, Jp Morgan o Dexia, avrebbero incassato vere e proprie fortune. Enti locali che, a differenza dei singoli risparmiatori, sembra abbiano firmato contratti in modo più consapevole, con questo obiettivo: ottenere subito finanziamenti che prevedono periodi di ammortamento lunghi quel tanto che basta a gonfiare i bilanci, rimandando a giunte e amministratori successivi il "rosso" da saldare. In tutto gli enti pubblici che hanno sottoscritto derivati sono circa 900, esposti per 10,5 miliardi di euro. Tirate in causa, le autonomie si difendono e l'Anci, l'associazione nazionale dei Comuni italiani, annuncia che farà un monitoraggio e una serie di valutazioni sul fenomeno. E arriva anche la controffensiva dei Comuni direttamente citati da Report. Tra questi Torino, con il sindaco Sergio Chiamparino che replica: «Non perdiamo nulla e con una gestione accorta cerchiamo di rientrare dal debito». Oppure l'assessore comunale al Bilancio del Comune di Napoli,Enrico Cardillo, che dichiara di avere sentito in televisione, nel programma della Gabanelli, «false ricostruzioni». Curiosità: proprio ieri, il giorno dopo la messa in onda del servizio di Report, Fitch ha assegnato al Comune di Torino il rating A+, confermando però sul debito i risultati dell'inchiesta di Rai Tre: sì «debiti latenti – scrive Fitch – previsti in rallentamento nei prossimi anni». Ma anche«100 milioni di euro generati dagli strumenti derivati proprio per la gestione del debito».
Una scommessa finanziaria
I derivati sono strumenti finanziari il cui valore dipende da attività sottostanti come tassi, valute, indici di Borsa, ma anche merci. Gli swap (scambio) sono derivati che prevedono una scommessa con la banca e possono servire per coprirsi dal caro-tassi. Un'azienda, per esempio, che ha acceso un finanziamento a tasso variabile (mettiamo al 5%), teme che i tassi salgano. La banca gli fa questa proposta: «Il tuo 5% lo pago io, tu pagherai un tasso fisso del 4,5%». In teoria il cliente ci guadagnerà se i tassi saranno superiori al 4,5% e ci perderà se si attesteranno sotto questa soglia. I problemi dei derivati sono la loro complessità e i costi (impliciti) dei quali il cliente non riesce ad avere evidenza se non quando la banca inizierà a chiedergli grossi rimborsi.