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La storia del 5 per mille

di Marco Mobili

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Dopo due anni di sperimentazione e un vero plebiscito, il 5 per mille resta ancora in attesa di una sua piena consacrazione nell'ordinamento tributario. Dei quasi 16 milioni di italiani che, con una firma sul prospetto della dichiarazione dei redditi, hanno sostenuto il mondo del sociale e della ricerca con oltre 328 milioni di euro, pochi sanno che l'istituto non è "a regime". Di anno in anno deve ottenere il via libera da parte del legislatore e del Governo di turno.
Il 5 per mille, infatti, è stato introdotto dalla Finanziaria 2006, l'ultima del Governo Berlusconi, «a titolo iniziale e sperimentale» (così testualmente recita la norma). Semplice la ratio che ha ispirato quella scelta: sostenere il volontariato, le Onlus, la ricerca scientifica e sanitaria, nonché i Comuni per le attività sociali svolte.
Tanto semplice da essere immediatamente recepita dai contribuenti. Dati alla mano, dalla sua prima applicazione emerge che il 5 per mille del 2006 ha abbondantemente superato le stime che, allora, accompagnarono la norma in Parlamento. Secondo la relazione tecnica del Governo, infatti, la spesa che l'Erario avrebbe dovuto sostenere sarebbe dovuta essere di circa 270 milioni. Quella certificata la scorsa settimana dall'agenzia delle Entrate è invece di 328 milioni.
E poteva essere anche più alta. Dal lavoro di verifica e controllo che il Fisco ha avviato nel marzo 2006 e ultimato il 2 giugno 2007 (da cui sono scomparsi anche golf e yacht club), e che poi è stato affinato ulteriormente il 9 ottobre, sono stati esclusi oltre 7mila soggetti e accantonati ulteriori 16 milioni frutto delle scelte dei contribuenti indirizzate a enti e strutture non ammessi al contributo.
Il cambio di Governo avvenuto nella primavera del 2006 e le due manovre finanziarie dell'Esecutivo Prodi, però, non hanno consentito al 5 per mille di uscire dalla sperimentazione. Al contrario, per due volte consecutive il Legislatore della Finanziaria per il 2007 e per il 2008 ha escluso l'istituto, almeno inizialmente, dai due progetti di legge. Per poi reintrodurlo rivisto e corretto.
Nella Finanziaria 2007, infatti, il 5 per mille è stato reinserito con alcune modifiche sia sul fronte dei soggetti ammessi, con l'esclusione di fondazioni e Comuni, sia sulle risorse disponibili, con l'introduzione di un tetto di 250 milioni di euro.
Ora con la Finanziaria attualmente in discussione al Senato, del 5 mille non c'è ancora traccia se non uno stanziamento di 400 milioni per poter coprire gli oneri delle ripartizioni 2007. Il Governo si è già affrettato, sia con il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, sia con il vice ministro alle Finanze, Vincenzo Visco, a garantire un recupero della norma sul 5 per mille anche nel 2008. Ora dalle parole si dovrà passare ai fatti e i primi emendamenti del Governo alla manovra saranno il vero banco di prova. In 16 milioni hanno già scommesso sulla bontà della misura.

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