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Intervista / Vito De Filippo: «I nostri abitanti hanno perso fiducia»

di Federico Rendina

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13 ottobre 2007

Brinda al nuovo corso. Apprezza gli impegni alla «concertazione». Si impegna alla «massima disponibilità». Perfino alla «partecipazione attiva» nel nuovo dibattito per risolvere tutti insieme il problema delle vecchie e nuove scorie nucleari italiane. Ma allo stesso tempo tira, pubblicamente, un gran sospiro di sollievo. La Basilicata, teatro quattro anni fa della furibonda e fruttuosa (per loro) protesta popolare contro il grande caveau atomico di Scanzano Jonico «deve considerarsi definitivamente esonerata da ospitare impianti e depositi nucleari», dice.
Vito De Filippo, 44 anni, milita nella Margherita, è il Presidente della regione Basilicata. Ha partecipato in prima fila, ieri l'altro a Roma, all'incontro plenario con il ministro Pier Luigi Bersani abbracciando il comune impegno a riattivare il dibattito sul nucleare, risolvendo innanzitutto il problema dello stoccaggio dei detriti.
De Filippo considera l'incontro un vero successo: la Basilicata contribuirà alla ricerca di una soluzione. Che però dovrà trovare spazio, rigorosamente, da qualche altra parte.

Un successo. Perché?
Perché il metodo ora impostato con Bersani è esattamente quello concordato a suo tempo con la Conferenza delle Regioni. Nessuna soluzione di emergenza. Nessun diktat in nome della fretta. No, in ogni caso, a un sito geologico di profondità, ma piuttosto un centro di servizi orientato all'innovazione e alla ricerca. E poi perché Bersani è stato attento alle istanze della Basilicata, garbato nei modi e nella sostanza.

Quale sostanza?
Quella di chi ha ascoltato attentamente la nostra tesi: nella ricerca di un sito nazionale per le scorie l'ipotesi Lucana è totalmente bruciata.

Bruciata da cosa?
Dagli errori politici di quattro anni fa, che hanno creato un clima di diffidenza nella popolazione. E ciò ha completamente compromesso la possibilità di un coinvolgimento diretto dei nostri territori. Bersani se ne rende conto. E l'incontro al ministero ha prodotto un orientamento coerente.

In che senso?
Nel senso che si è convenuto sul fatto che le aree che hanno già una presenza di scorie radioattive non saranno le prime ad essere scelte. E noi le scorie le abbiamo: 64 barre di uranio-torio che derivano dallosmantellamento di una centrale americana. L'Italia ha tentato più volte di restituirle. Niente da fare.

E niente impianti per la vostra bella regione. Rinuncerete così alle compensazioni locali e alle occasioni di sviluppo promesse con il nuovo insediamento.
Ci rinunciamo volentieri.

Il ministro Bersani è d'accordo.
Bersani condivide.

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