Brinda al nuovo corso. Apprezza gli impegni alla «concertazione». Si impegna alla «massima disponibilità». Perfino alla «partecipazione attiva» nel nuovo dibattito per risolvere tutti insieme il problema delle vecchie e nuove scorie nucleari italiane. Ma allo stesso tempo tira, pubblicamente, un gran sospiro di sollievo. La Basilicata, teatro quattro anni fa della furibonda e fruttuosa (per loro) protesta popolare contro il grande caveau atomico di Scanzano Jonico «deve considerarsi definitivamente esonerata da ospitare impianti e depositi nucleari», dice.
Vito De Filippo, 44 anni, milita nella Margherita, è il Presidente della regione Basilicata. Ha partecipato in prima fila, ieri l'altro a Roma, all'incontro plenario con il ministro Pier Luigi Bersani abbracciando il comune impegno a riattivare il dibattito sul nucleare, risolvendo innanzitutto il problema dello stoccaggio dei detriti.
De Filippo considera l'incontro un vero successo: la Basilicata contribuirà alla ricerca di una soluzione. Che però dovrà trovare spazio, rigorosamente, da qualche altra parte.
Un successo. Perché?
Perché il metodo ora impostato con Bersani è esattamente quello concordato a suo tempo con la Conferenza delle Regioni. Nessuna soluzione di emergenza. Nessun diktat in nome della fretta. No, in ogni caso, a un sito geologico di profondità, ma piuttosto un centro di servizi orientato all'innovazione e alla ricerca. E poi perché Bersani è stato attento alle istanze della Basilicata, garbato nei modi e nella sostanza.
Quale sostanza?
Quella di chi ha ascoltato attentamente la nostra tesi: nella ricerca di un sito nazionale per le scorie l'ipotesi Lucana è totalmente bruciata.
Bruciata da cosa?
Dagli errori politici di quattro anni fa, che hanno creato un clima di diffidenza nella popolazione. E ciò ha completamente compromesso la possibilità di un coinvolgimento diretto dei nostri territori. Bersani se ne rende conto. E l'incontro al ministero ha prodotto un orientamento coerente.
In che senso?
Nel senso che si è convenuto sul fatto che le aree che hanno già una presenza di scorie radioattive non saranno le prime ad essere scelte. E noi le scorie le abbiamo: 64 barre di uranio-torio che derivano dallosmantellamento di una centrale americana. L'Italia ha tentato più volte di restituirle. Niente da fare.
E niente impianti per la vostra bella regione. Rinuncerete così alle compensazioni locali e alle occasioni di sviluppo promesse con il nuovo insediamento.
Ci rinunciamo volentieri.
Il ministro Bersani è d'accordo.
Bersani condivide.