La svolta nel contratto dei bancari, con la disponibilità da parte dell'Abi per aumenti salariali superiori al tasso d'inflazione programmato, è soltanto l'ultimo atto dell'esaurimento dell'intesa del '93 sul costo del lavoro. Quasi 15 anni fa Governo e parti sociali avevano concordato un sistema retributivo capace di evitare la rincorsa prezzi-salari in una situazione di inflazione galoppante; uno scenario che nel corso del tempo - e oggi in particolare - è completamente cambiato; la priorità adesso non è abbassare un tasso d'inflazione fuori controllo ma, per esempio, aumentare la produttività e quindi premiare il lavoro per il suo contributo alla crescita. Questo significa spostare il centro della contrattazione e una parte importante dell'aumento retributivo dal livello nazionale a quello aziendale dove può essere meglio retribuita la partecipazione del lavoratore alla vita aziendale. Nella vertenza dei bancari anche l'Abi ha riconosciuto il superamento di un vecchio schema. Non è la prima volta perchè anche in precedenti rinnovi contrattuali sono stati concordati incrementi superiori al tasso di inflazione programmato (bisogna specificare che questo non è molto distante da quello reale calcolato dall'Istat), adesso, però, diventa sempre più evidente la necessità di ripensare il modello del '93 e di farlo in tempi rapidi evitando i tempi lunghi delle trattative contrattuali. Anche i recenti anticipi salariali dati ai lavoratori metalmeccanici da alcune grandi aziende (Fiat, Brembo, Ilva) vanno nella direzione di un superamento di un sistema centralizzato della contrattazione.