ZONE RIFUGIO
La quota delle zone rifugio è del 20%, il 50% si adotta solo in aree dove si coltiva cotone Bt (ossia non in Italia) ed anche in quel caso si possono usare 2 tipi di mais GM per un totale dell'80% della superfice coltivata. Inoltre sistemando le zone rifugio ai margini dei terreni coltivati non si devono rispettare distanze di sicurezza da altri campi di mais. Ricordo che bastano 20-25 metri tra un campo di mais Bt ed uno tradizionale per garantire al vicino di restare nei limiti di legge della normativa europea vigente, la 556/2003. Il contrario invece non è ancora codificato, infatti un campo di mais tradizionale dovrà necessariamente effettuare alcuni trattamenti con pesticidi che andranno ad inquinare un campo confinante di mais Bt: questa contaminazione non viene mai considerata, ma i consumatori hanno mostrato di temere sopra ogni cosa proprio i pesticidi.

OGM CONTRO EFFETTO SERRA
Non esiste alcun mais resistente ad erbicidi autorizzato per la coltivazione in Europa, ma solo un mais Bt che non necessita dell'uso di pesticidi. Quindi i risparmi descritti restano veri.
L'aumento generale di erbicidi è invece corretto ed è dovuto all'uso sulle piante GM di composti molto meno persistenti ed inquinanti, tanto che una sola pioggia li rende inservibili. Interessante è la richiesta di valutare gli effetti ambientali delle varietà resistenti agli erbicidi. Queste varietà consentono di coltivare i terreni senza arare i suoli. Non arare i suoli riduce il dissesto idrogeologico dei terreni collinari, ma soprattutto riduce le emissioni di gas serra come l'anidride carbonica. Nel solo 2005 i coltivatori che non hanno arato i suoli usando piante GM hanno risparmiato tante tonnellate di anidride carbonica quante sono quelle prodotte da 4 milioni di automobili che percorrono ognuna 15000 chilometri.

PRODOTTI TIPICI
Carnaroli e San Marzano sono in via di estinzione con le attuali normative sulla validazione degli OGM e non verranno salvati dalle moderne biotecnologie in quanto per superare i test di sicurezza alimentare occorrono tra i 50 ed i 100 milioni di euro. Non esiste speranza di ritorno commerciale per nessun tipo di azienda..

LA SCIENZA NON E' DIVISA
Hanno preso posizione a favore degli OGM scienziati come Garattini, Veronesi, Levi-Montalcini, Dulbecco, Rubbia, Boncinelli, Redi, Cattaneo, Cossu, ed il loro acerrimo avversario di cellule staminali Vescovi, Regge, Ballabbio, Hack, Scarascia Mugnozza, Strata, decine di accademici dei Lineci e delle Scienze, quasi tutti i rappresentanti del Gruppo 2003 ossia degli scienziati italiani che hanno pubblicato il maggior numero di articoli scientifici nel 2003. Due consensus document rassicuranti sull'uso degli OGM in agricoltura e per la salute umana sono stati sottoscritti da 21 società scientifiche italiane. Mai nella storia della Ricerca Scientifica italiana si era raggiunta una tale sintonia. Ma addirittura anche la gran parte degli scienziati che militano nel vostro campo chiedono che si faccia sperimentazione in pieno campo di OGM. Gli scienziati che chiedono di non sperimentare OGM in pieno campo sono un zero-virgola, i politici invece sono la maggioranza assoluta. L'idea che le grandi riviste scientifiche siano schierate contro gli OGM è davvero originale. Solo per citare PNAS, basta ricordare i sei articoli successivi (http://www.pnas.org/cgi/reprint/171315698v1) dove si dimostra come le farfalle monarca non muoiono col mais Bt ma con i pesticidi.

RICERCA PUBBLICA O MULTINAZIONALI?
Quasi tutta la soia è transgenica, ossia prodotta in Argentina o Brasile da semi Monsanto e noi la usiamo per alimentare quasi tutti i nostri maiali e vacche da cui facciamo latte, formaggi, salumi e prosciutti di marca. Perché non posso (come scienziato) contrastare lo strapotere delle multinazionali che sono già in tutte le filiere alimentari?, perché Monsanto può vendere la soia GM e noi non possiamo sperimentare le innovazioni italiane che ridurrebbero la dipendenza dalla quella soia in una sana competizione per innalzare la sicurezza alimentare?

* coordinatore di SAGRI