Circa 30mila persone al corteo per ricordare la strage alle acciaierie ThyssenKrupp. I giovani dei centri sociali lanciano uova e sassi contro la sede dell'Unione Industriali. Contestati anche i sindacati. Martedì il Consiglio dei ministri discute di una nuova legge per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
È Nino Santino, il papà di Bruno, uno dei quattro operai morti nel rogo della Thyssenkrupp, l'emblema della rabbia e del dolore nella manifestazione di Torino sulla sicurezza nel lavoro. Sfila dietro allo striscione di Fim, Fiom e Uilm nel giorno del lutto cittadino per ricordare le vittime e chiedere che non si muoia più per il lavoro. Accanto a lui trentamila persone chiedono giustizia, gridano slogan contro l'azienda, scandiscono i nomi dei responsabili dello stabilimento, ma fischiano e contestano anche i sindacati. Ci sono il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, i ministri Livia Turco e Paolo Ferrero, i segretari nazionali di Fim, Fiom e Uilm, i vertici delle istituzioni locali con i gonfaloni. I negozi abbassano le serrande, la gente ai lati delle strate applaude. Nino Santino piange e, accanto a lui, piangono l'altro figlio, Luigi, il nipote Gianluca, l'operaio Antonio Boccuzzi, sopravvissuto alla strage, e gli altri colleghi di Bruno, morto a soli 26 anni. Le lacrime rigano il volto della maggior parte dei torinesi che si stringono intorno alla famiglia di Bruno e a quelle degli altri operai morti o gravemente feriti. Nino Santino sventola il giornale con le foto dei lavoratori che hanno perso la vita nella fabbrica. Grida la sua rabbia contro l'azienda: «Dov'erano gli estintori? Avete sbagliato e pagherete, avete rovinato tante famiglie». Sulla piazza scende un silenzio surreale quando Boccuzzi chiede due minuti di silenzio. Poi la rabbia esplode davanti all'Unione Industriale dove i giovani dei centri sociali lanciano sassi, uova e fumogeni. Gli operai prendono le distanze e la manifestazione continua davanti alla fabbrica. Dalla folla riunita in piazza Castello si sono levati fischi e contestazioni durante gli interventi dei rappresentanti sindacali che hanno parlato davanti alla prefettura di Torino dove si è poi conclusa la manifestazione. A nome delle federazioni dei metalmeccanici ha parlato Gianni Rinaldini, numero uno della Fiom: «Non sono morti bianche, siamo di fronte a un omicidio compiuto nei confronti dei lavoratori, una strage. È un' azienda che ha voluto spremere fino all'ultimo i lavoratori per ricavare profitti. È normale che ci sia tanta rabbia, bisogna muoversi per colpire i responsabili». Rinaldini ha ricordato che venerdì tutti i metalmeccanici italiani si fermeranno per quattro ore. «È una rabbia giustificata - ha detto Rinaldini a proposito dei fischi - che esprime uno stato d'animo che va compreso. Sono lavoratori che hanno visto morire i loro colleghi nel fuoco. C'é una richiesta urlata di giustizia in un paese dove di giustizia per i morti di lavoro se n' è fatta ben poca».
Napolitano: «Ciascuno si assuma le sue responsabilità»
«Ciascuno si assuma le sue responsabilità, a cominciare dalle imprese, ognuna delle quali, quando si verifichi un incidente sul lavoro mortale o comunque grave, deve dar conto dei propri comportamenti dinanzi alla magistratura e a tutti i poteri interessati». Così si è espresso il capo dello Stato Giorgio Napolitano, in un'intervista al quotidiano torinese La Stampa, dopo il tragico incidente alle acciaierie ThyssenKrupp nel quale hanno perso la vita quattro persone e altre tre sono rimaste gravemente ferite. L'azienda, però, si difende, replicando che «al momento non c'è alcuna conferma che gli standard di sicurezza siano stati violati».
Intanto il Governo cerca di stringere i tempi su una nuova legge per la sicurezza sui luoghi di lavoro, che dovrebbe prevedere pene più severe, come l' arresto fino a tre anni e controlli accurati nelle imprese. La corsa del Governo è contro il tempo: domani se ne parlerà in Consiglio dei ministri, ma difficilmente un quadro complessivo si potrà avere prima del 17 dicembre, quando è fissata una riunione tra i soggetti interessati, regioni comprese.
Una spinta a stringere i tempi l' aveva data già sabato sera il presidente del Consiglio Romano Prodi, impegnato a Lisbona nel vertice Ue-Africa, dando appuntamento per il suo rientro a Roma per una verifica sulla necessità di «spingere o anticipare l'approvazione di alcuni aspetti del ddl Damiano». Ma a chiedere un ulteriore impegno, e cioè il via libera entro Natale ai decreti attuativi della legge approvata il primo agosto scorso, e' stato il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero chiedendo al governo di scegliere la via più breve, anche quella della Finanziaria, pur di approvare i decreti.
Continuano a lottare contro la morte i feriti dell'incidente alle acciaierie. I costanti monitoraggi su Giuseppe De Masi, l'operaio di 26 anni ricoverato in rianimazione all'ospedale Maria Vittoria, hanno fatto registrare un leggero aggravamento delle sue funzioni cerebrali. Stabili anche le condizioni dell'altro operaio ricoverato alla rianimazione dell'ospedale Molinette di Torino. Rocco Marzo, 54 anni, è assistito dalla moglie Rosetta e dai due figli, Alessandro di 26 anni e Marina di 22. Il caposquadra, prossimo alla pensione dopo 30 anni di lavoro in fonderia, nell'incidente ha riportato ustioni sull'80% del corpo. Sempre gravi anche le condizioni di Rosario Rodinò, l'operaio torinese di 26 anni trasferito nel centro grandi ustionati dell'ospedale Villa Scassi di Genova. Ha il 90% del corpo coperto da gravi ustioni. Rodinò viene mantenuto in coma farmacologico e supportato dalla respirazione assistita.