La parabola della Buitoni, di nuovo in vendita nella sua parte tradizionale rappresentata da pasta e fette biscottate, delinea in tre passaggi un caso esemplare di un destino tutto italiano: il fallimento della famiglia fondatrice, divisa al suo interno e priva dei mezzi finanziari con cui sostenere lo sviluppo, tanto da dovere vendere alla Cir nel 1985. Il conflitto irrisolto fra politica e economia, con il progetto di Carlo De Benedetti di creare un polo europeo nell'alimentare attraverso la fusione con la Sme che naufraga per il no dell'allora premier Bettino Craxi. Quindi, l'arrivo degli investitori stranieri di Nestlé, che esercitano nel 1988 non soltanto una funzione di supplenza rispetto al capitalismo italiano, ma sono anche il segno della progressiva apertura ai mercati della nostra economia. La Nestlé, in vent'anni, anche grazie alla Ricerca e Sviluppo consentita alla forza finanziaria di un grande gruppo, ha quasi raddoppiato il fatturato del marchio. Ma, ora, per la logica della multinazionale che guarda alle economie di scala e ai volumi, senza troppi sentimentalismi mette in vendita l'impianto di Sansepolcro da cui, a suon di pasta e fette biscottate, 181 anni fa iniziò una storia molto italiana.