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Contratti, in arrivo gli sgravi

di Giorgio Pogliotti

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30 gennaio 2008

Sindacati divisi sull'avvio del confronto sulla riforma del sistema contrattuale. Cisl e Uil sono disponibili a sedersi al tavolo con Confindustria sulla revisione del modello del 1993, mentre la Cgil e l'Ugl frenano.
Lo scenario potrebbe cambiare con l'iniziativa del ministro del Lavoro che – come fa sapere il capo della segreteria tecnica del ministro Damiano, Giovanni Battafarano – nei prossimi giorni convocherà le parti sociali per firmare il decreto, di concerto con ministero dell'Economia, per rendere disponibili 650 milioni l'anno (nel triennio) per gli sgravi contributivi al secondo livello contrattuale e 150 milioni per la detassazione del premio di risultato: in totale 800 milioni. «Anche nel caso di elezioni anticipate - aggiunge Battafarano - è nel potere del ministro dare attuazione a quanto previsto dal Protocollo del Welfare, rendendo disponibili le risorse della Finanziaria».
Un appello per la ripresa del confronto sulla revisione degli assetti contrattuali è stato lanciato ai sindacati dal presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo: «La crisi di Governo – ha detto – non può essere un alibi per non fare nulla». Il nuovo modello per Montezemolo dovrebbe dare più peso al secondo livello contrattuale, allungando da due a tre anni la durata dei contratti «per evitare sovrapposizioni tra i rinnovi dei contratti nazionali e gli accordi aziendali». La settimana scorsa era stato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni a proporre il tavolo, convinto che la riforma contrattuale – con il potenziamento del secondo livello – potrà dare una spinta alla crescita dei salari e della produttività. «A prescindere dalla crisi di Governo, il confronto tra le parti sociali sulla riforma contrattuale può iniziare», ha aggiunto Bonanni partendo «dalla riduzione del numero dei contratti», un tema condiviso dalle parti sociali. La proposta è stata rilanciata ieri dal segretario confederale della Cisl, Gianni Baratta: «La riforma non vuole abbattere la solidarietà di un contratto nazionale, che rappresenta ancora un importante strumento per tutte le categorie – ha spiegato –. Serve un sistema che funzioni meglio in entrambi i livelli, con un contratto nazionale che garantisca un efficace recupero salariale rispetto all'inflazione, e un secondo livello che diventi più praticato di quanto non lo sia stato finora, e distribuisca ciò che si ottiene con una maggiore produttività».
Cauta la Cgil, che ricorda come «Confindustria sia solo uno dei soggetti datoriali che hanno firmato l'accordo del 1993, che vanno coinvolti insieme al Governo». Anche se «non c'è alcuna preclusione a partecipare ad un incontro informale con Confindustria», per la Cgil prima di metter mano alla «manutenzione-aggiornamento» del modello contrattuale, è necessario che i sindacati elaborino una proposta comune, superando l'impasse che caratterizzò i lavori della commissione del 2005. Per il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, la tenuta del contratto nazionale è una priorità: «Montezemolo insiste molto sulla produttività – ha detto –. Questo è comprensibile, ma una situazione salariale come quella attuale necessita di un contratto nazionale degno di questo nome. Solo con la produttività i salari medi si abbassano, mentre noi li dobbiamo alzare. È necessario mantenere il ruolo forte del contratto nazionale».
Più disponibile la Uil: «la riforma contrattuale è una nostra richiesta per affrontare l'emergenza retributiva – spiega il segretario confederale Paolo Pirani –, insieme alla riduzione delle tasse sui salari. Se sul secondo punto è necessario l'intervento del Governo, sul primo la crisi non impedisce il confronto tra le parti sociali». Anche di fronte alle diverse ricette sindacali, Pirani si dice ottimista: «Sono convinto che le posizioni sindacali possano convergere – continua – perché l'obiettivo comune è l'aumento dei salari.

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