ILSOLE24ORE.COM > Notizie Economia e Lavoro ARCHIVIO

Caro-greggio, l'euro forte «non ripara» abbastanza

di Antonio Pollio Salimbeni *

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
4 gennaio 2007

L'allarme per il petrolio a quota cento dollari il barile c'è, forte e chiaro. D'altra parte, ben prima dell'ultimo strappo delle quotazioni a New York e Londra, la Commissione europea sta preparando di settimana in settimana la "ritirata" rispetto alle previsioni economiche elaborate solo due mesi fa. Se il barile costasse cento dollari e a questo livello si attestasse per una buona parte dell'anno le conseguenze per la crescita economica dell'eurozona sarebbero preoccupanti. L'espansione del pil resterebbe almeno di un paio di decimali di punto percentuale al di sotto del 2%, livello sul quale ha scommesso fino all'altro giorno Bruxelles e comunque lontano dalla stima di novembre.
Con una ipotesi del Brent a 70,60 dollari nel 2007 (cioè a 51,80 euro), 78,80 dollari nel 2008 (55,60 euro) e 76 dollari nel 2009 (a 53,60 euro), Bruxelles prevedeva un incremento del pil di 2,6% nel 2007, 2,2% quest'anno e 2,1% l'anno prossimo. Ciò sulla base di un euro a 1,36 dollari nel 2007, a 1,42 quest'anno e l'anno prossimo. Tanto per ricordare che la previsione si rivela sempre più spesso un'arte impossibile, appena pubblicate quelle stime erano già vecchie: una settimana dopo essere state elaborate il barile costava 6 dollari in più (pari a 4 euro in più) come dire una perdita di crescita economica di circa 0,2% nel 2008 e +0,1% di inflazione. Conti da rifare, aspettative da ripuntellare.
La novità è che si sta solidificando uno degli scenari peggiori indicati da Bruxelles: l'Europa comincia a vivere la fine della 'grande moderazione' dei prezzi resa possibile dal combinato disposto di effetti benefici della globalizzazione ed euro forte.
Secondo la Commissione europea, infatti, "il raffreddamento dei prezzi all'importazione derivanti dalla globalizzazione (grazie all'acquisto di beni prodotti a basso costo e all'accresciuta concorrenza - ndr) sembra finito perché il rialzo dei prezzi delle materie prime comincia a superare il calodell'inflazione dei prezzi manifatturieri". Ecco perché "nonostante l'effetto moderatore dell'apprezzamento dell'euro i rischi al rialzo dell'inflazione sono aumentati".
E' questa novità che spiega come mai negli ultimi tempi è calato il tono della polemica contro il super euro e anche da parte francese si comincia a sottolineare come l'apprezzamento della moneta unica "protegga significativamente il potere d'acquisto degli europei di fronte al rialzo dei prezzi delle materie prime e del petrolio in particolare e rafforzi tale potere d'acquisto all'esterno" (lo ha scritto qualche giorno fa su Le Monde il ministro agli affari europei Jean-Pierre Jouyet).
Ora, però, la protezione dell'euro forte risulta non sufficiente a compensare la spinta dei prezzi delle materie prime e del petrolio in particolare.
Parallelamente al peggioramento delle stime di crescita per quest'anno in diversi paesi (sotto il 2% in Francia e in Germania con la Bundesbank pessimista all'1,6%, al 3,1% in Spagna, all'1,3% in Italia secondo l'Ocse contro l'1,5% del governo), aumentano i timori di una ripresa salariale non coerente con l'andamento della produttività specie in Germania, là dove peraltro è unanimemente riconosciuto che il peso della 'grande moderazione' è stato sostenuto principalmente dal lavoro dipendente. Mentre la Ig Metall già chiama il 2008 "l'anno dei grandi accordi salariali" la Bundesbank lancia l'allarme su rischi della rincorsa retributiva in totale sintonia con la Bce.
In Europa, però, nessuno evoca lo spettro della stagflazione, la combinazione di aumento generale dei prezzi e mancanza di crescita dell'economia in termini reali. Nonostante tutto la Commissione europea considera lo choc dei prezzi transitorio, fiammata che dovrebbe esaurirsi a metà anno, e ritiene che non ci siano al momento rischi di rivendicazioni salariali in aperta contraddizione con l'obiettivo della stabilità.
D'altra parte negli anni Settanta, decennio nero della stagflazione, l'inflazione era a due cifre, oggi è ai massimi da quasi sette anni ma resta al 3,1%.

* Antonio Pollio Salimbeni, esperto di economia internazionale, dal 2002 è corrispondente a Bruxelles per Il Sole 24 Ore Radiocor. Già inviato e corrispondente a Washington per l'Unità, ha vinto i premi giornalistici Saint Vincent 1997 e Lingotto 1999. Ha pubblicato "Il drago, Hong Kong, la Cina e l'Occidente alla vigilia del nuovo millennio" (con L.Tamburrino, Donzelli 1997), "Il grande mercato. Realtà e miti della globalizzazione" (Bruno Mondadori 1999), "Lo sviluppo insostenibile" (con P.Greco, Bruno Mondadori 2003).

RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio
L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER   
Effettua il login o avvia la registrazione.


 
   
 
 
 

-UltimiSezione-

-
-
6 maggio 2010
6 maggio 2010
6 maggio 2010
6 aprile 2010
6 maggio 2010
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-