Giocando si impara a fare i manager. Mischiare l'aspetto ludico alla didattica è una ricetta semplice ed efficace utilizzata dalle più accademiche delle insegnanti, dai genitori maggiormente conservatori e dagli ambienti che con il gioco hanno proprio poco a che fare. Come quello dell'esercito americano in cui da sempre i business game hanno rappresentato il modo migliore per la formazione degli ufficiali. Giochi di ruolo che seguono il principio del "learning by doing" per imparare attraverso l'esperienza diretta e che con il passare del tempo hanno preso piede nelle università e nelle aziende per la formazione dei manager.
Il business game è infatti uno strumento di simulazione della realtà che viene scelto per tre principali motivi: affina le capacità decisionali in situazioni di emergenza, aumenta la competitività e mette in pratica attraverso il gioco ciò che si è appreso nella teoria. Per questo lo scelgono molte aziende che, sotto l'esempio americano, formano in questo modo i propri manager.
Ibm è una tra queste e in collaborazione con il Mit di Boston, con l'università di Stanford e con una start up software chiamata Seriosity, ha realizzato due nuovi studi che mettono in relazione il successo nel business e nel lavoro con le capacità sviluppate giocando. «Facendo tesoro delle lezioni fornite dai giochi di ruolo – spiega Marco Beltrami, Global business services strategy & change service leader – le società hanno l'opportunità di comprendere meglio le dinamiche in base alle quali le nuove generazioni di leader dovranno operare. Le implicazioni dal punto di vista del business sono notevoli, in quanto le competenze sviluppate in questo modo sono tanto ricercate quanto difficilmente insegnate negli Mba o programmi aziendali per lo sviluppo della leadership».
Per questo Ibm nella formazione dei propri manager usa un mix di procedura tradizionale e metodi innovativi come il business game: «Abbiamo creato degli spazi che chiamiamo di "simulation" nei quali il manager agisce come se fosse in un vero team. Riusciamo in questo modo – spiega Alessandro Motta, Management development leader Ibm – a studiare la sua capacità di leadership e di teamwork. È come un simulatore di volo. L'allievo guarda, sbaglia e dai propri errori capisce quello che farà o non farà nel futuro e nell'esperienza pratica».
Uno strumento, quello della simulazione, che seppur valutato in maniera positiva dalle aziende italiane, ancora stenta ad oltrepassare la soglia di sperimentazione varcata dagli Stati Uniti da oltre mezzo secolo. «Negli Usa il business game è una pratica usata da tanti anni in maniera massiccia anche per il top management – conferma Paolo Calderari di Palazzolo, associate partner Kpmg Advisory – mentre in Italia viene spesso utilizzato solo per la formazione dei talenti. È uno strumento assolutamente positivo, che porta la formazione a uno stadio di maggiore interazione e dal punto di vista aziendale ha un grosso potenziale».
La conferma arriva anche da Electrolux che ormai dagli anni 90, usa il business game per i propri manager: «Da noi ha una tradizione lunghissima – dice Francesco De Marzi, Organizational development manager operations Europe – ed è anche una tra le iniziative più piacevoli che viene ricordata maggiormente dai nostri manager. Anche i top, che all'inizio della loro carriera, sono stati formati con il business game».
Captha invece, società specializzata nel banking e nel finance, ha da poco concluso il business game chiamato Mutuostreet in cui oltre 2mila ragazzi si sono contesi un'esperienza di lavoro in alcune banche come Abn Amro, Bnl, gruppo Paribas, Deutsche bank.
Negli Usa il business game è diventato un vero e proprio fenomeno di costume. Secondo la Forrester Research, nell'America del Nord si sfidano in giochi online ben quattro adulti su dieci.
Ma in quel caso, più che di business game si tratta di giochi di ruolo come World of warcraft, per cui quasi 8,5 milioni di utenti trascorrono in media 17 ore alla settimana stringendo alleanze, gestendo persone e collaborando attorno ad attività complesse. Le aziende italiane, almeno per ora, ne sono affascinate ma ancora guardano ai business game con una certa perplessità. C'è chi scommette che in un futuro prossimo non sarà più così.