ILSOLE24ORE.COM > Notizie Economia e Lavoro ARCHIVIO

Draghi rilancia le privatizzazioni

di Rossella Bocciarelli

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
14 febbraio 2008

Le privatizzazioni sono state lo strumento essenziale per ricondurre le finanze pubbliche italiane su un sentiero di sostenibilità. Quasi a voler contrastare un certo clima di revisionismo nei confronti della strategia che ha portato a far crescere gli "enzimi" del mercato nell'economia italiana, ieri il Governatore della Banca d'Italia ha scelto proprio la chiave delle cessioni delle partecipazioni statali per ricordare Beniamino Andreatta.
Nel suo intervento d'apertura al convegno di studio dedicato da via Nazionale all'economista e politico trentino scomparso a Bologna un anno fa, Mario Draghi ha infatti sottolineato come fu Andreatta a firmare, dopo l'accordo con il Commissario per la concorrenza Karel Van Miert, il protocollo con l'Unione Europea che impegnava il Governo italiano a ridurre entro il 1996 l'indebitamento delle imprese pubbliche a «livelli accettabili per un investitore privato operante in condizioni di economia di mercato». Fu, ha sottolineato il Governatore, un passo fondamentale verso la chiusura dell'Iri.
«Senza cessioni di attività e ristrutturazioni del passivo», ha aggiunto Draghi «il debito non sarebbe oggi lontano dal livello del 1994, quando Andreatta, nel governo Ciampi, svolse la sua azione fondamentale per il decollo del programma di privatizzazioni».
In sostanza, è essenzialmente per effetto delle cessioni che l'Italia è passata da uno stock del debito pari al 121,5 per cento del Pil all'attuale 105 per cento. Di più il Governatore non dice, anche se dai numeri appare evidente che quel che è mancato all'appello nel corso del tempo per far scendere in modo più deciso l'indebitamento è un'azione incisiva sul fronte della spesa pubblica. Draghi si limita a concludere: «È la conferma che il suo messaggio non si è ancora tradotto in azione politica, in fatti».
Nel suo discorso, Draghi fa capire chiaramente che per fortuna, sotto tanti profili, gli anni più drammatici per l'economia italiana, quei primi anni 80 in cui Andreatta fu ministro del Tesoro, sono davvero alle spalle: «L'inflazione», sottolinea, «oggi non oltrepassa più il 20%, il deficit non è al 10% del Pil, non c'è la crisi dell'Ambrosiano, non c'è la P2, non ci sono più le Brigate Rosse. Fortunatamente sono tempi passati, dimenticati, cui certamente non vorremmo tornare ». Però, appunto, il messaggio più coraggioso di Andreatta non si è ancora trasformato «in azione politica».
Del resto, dell'eredità culturale dell'economista Andreatta, Draghi ha voluto cogliere ieri essenzialmente due aspetti: da un lato la grande attenzione alla priorità dello sviluppo economico, all'esigenza «di mantenere il saggio di crescita vicino al massimo potenziale» disegnando politiche strutturali coerenti nel tempo, dall'altro l'attenzione all'economia di mercato. Per questo Draghi ha citato un suo discorso del 1989, nel quale affermava: «Se è caduto il muro di Berlino, possono cadere altri steccati. Anche la Banca Commerciale italiana, la Stet possono essere privatizzate e senza che lo Stato detenga percentuali di controllo». Il Governatore ha poi rivisitato il cammino intellettuale di Andreatta che, di formazione keynesiana, all'inizio degli anni '80 arrivò «a rimpiangere che si impedisse al mercato di esercitare la sua funzione, distruttrice di organismi e creatrice di ricchezza». Non poteva mancare, nella commemorazione, l'omaggio ad Andreatta come campione dell'indipendenza della Banca centrale. Ricordando il famoso divorzio tra Tesoro e Banca d'Italia, che si deve ad Andreatta e a Carlo Azeglio Ciampi e che accrebbei gradi di libertà della politica monetaria, Draghi ha spiegato che «i due protagonisti di quella vicenda, il ministro e il governatore, scuotono dalle fondamenta un sistema nel quale l'accomodamento alle esigenze finanziarie del Tesoro è divenuto la regola, nullificando in pratica ogni conato di politica monetaria indipendente». Ma, ha detto ancora, «è nella critica alle tendenze degenerative della politica di bilancio che l'economista Andreatta ci offre forse il suo lascito più attuale e lungimirante ». Non manca, infine,la testimonianza personale di quando Draghi, giovane docente di economia a Trento, scelse lo studio di Andreatta a Bologna come «luogo dove riversare i dubbi e anche le angosce». «Lui parlava con tutti, anche con i ragazzini, perché era curioso e umano. E tra i motivi della sua umanità – conclude – c'era anche il suo essere e il suo operare da cristiano senza garanzia di certezze».
Oggi Draghi sarà invece impegnato in un incontro, in programma a Palazzo Koch, con i principali banchieri italiani: il rallentamento dell'economia mondiale, il timore di una recessione americana, la crisi dei mutui e la governance delle banche saranno probabilmente al centro dell'agenda.

RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio
L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER   
Effettua il login o avvia la registrazione.


 
   
 
 
 

-UltimiSezione-

-
-
6 maggio 2010
6 maggio 2010
6 maggio 2010
6 aprile 2010
6 maggio 2010
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-