Carta straccia. La proposta finale di Air France-Klm per la privatizzazione dell'Alitalia tratta come carta straccia le azioni della malconcia compagnia italiana, valutate appena dieci centesimi l'una secondo l'offerta in concambio di titoli Air France, fortemente peggiorativa rispetto alla proposta preliminare. E di carta straccia è probabilmente anche l'immagine dell'Italia vista da Parigi, come da molte altre capitali mondiali.
Certo, il traccheggiare sulla privatizzazione, i ritardi che la politica e i sindacati hanno inflitto anche a un serio tentativo di privatizzazione come quello condotto nell'ultimo anno e mezzo, non hanno favorito la presentazione di un'offerta soddisfacente negli aspetti economici. Se fosse stata venduta ancora sei mesi fa, le condizioni probabilmente sarebbero state migliori. Ma adesso i creditori incalzano l'Alitalia, il fallimento sarebbe questione di pochi mesi se non arrivassero risorse fresche.
E anche nel versante industriale, oltre ai 2mila esuberi, resta l'incertezza sui 5mila lavoratori di terra di Az Servizi che verranno parcheggiati nel limbo di Fintecna, utilizzata come se fosse un'agenzia pubblica di reimpiego. Nel momento in cui il Governo si accinge a dare l'addio alla compagnia in volo verso Parigi, sorge l'interrogativo se, viste le umilianti condizioni poste da Air France, non sarebbe stato preferibile lasciar fallire la compagnia per poi tentare una rinascita su basi più piccole, ma più sane.