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Sicurezza sul lavoro: ultimo round Governo-imprese. Pronto il decreto

di Marco Bellinazzo

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5 marzo 2008

Nessuna marcia indietro. Il Governo approverà questo pomeriggio il nuovo Testo unico sulla sicurezza del lavoro. Anche se alle «resistenze» di Confindustria – denunciate dal ministro del Lavoro, Cesare Damiano – ieri si sono sommate le critiche delle altre organizzazioni imprenditoriali allo schema di decreto elaborato dal Lavoro e dalla Salute, il premier dimissionario Romano Prodi ha confermato la tabella di marcia annunciata martedì a Molfetta. I colloqui con le parti sociali proseguiti nella giornata di ieri continueranno oggi. Fino all'ultimo momento si tenterà di trovare un accordo per rivedere le sanzioni indicate dalla legge delega 123/07 e ritenute dalla imprese troppo severe e per risolvere problemi di risorse legati al finanziamento dell'attività dei rappresentanti territoriali per la sicurezza.
Per i vertici di Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato e Cna la predisposizione in tempi rapidi di un nuovo Testo unico sulla sicurezza è necessaria per fermare la quotidiana strage di lavoratori. Se c'è condivisione sul fine, però, il mezzo su cui il Governo punta non convince le organizzazioni. Secondo queste ultime l'inasprimento dell'apparato sanzionatorio non solo potrebbe rivelarsi inefficace, ma addirittura controproducente. Come ha denunciato, per esempio, la Cna: «Corriamo il rischio di ottenere l'effetto opposto rispetto ai desiderata, spingendo verso il sommerso molte realtà produttive di piccole dimensioni nelle quali peraltro si concentra il 90% degli incidenti». Secondo gli imprenditori il vero antidoto contro gli infortuni è rappresentato dalla prevenzione e dalla formazione dei dipendenti. Sono questi gli strumenti da valorizzare. «La battaglia contro gli incidenti sul lavoro non può basarsi esclusivamente sull'inasprimento delle sanzioni a carico delle aziende. Bisogna puntare su interventi di prevenzione e formazione, coinvolgendo aziende e lavoratori, ma anche la scuola e le famiglie», ha dichiarato il presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini. Aggiungendo che «le risorse economiche esistono. Basti pensare all'ingente avanzo di gestione annuale dell'Inail. Però bisogna usarle nel modo giusto, per ridurre i premi pagati dalle aziende virtuose e per finanziare progetti volti ad accrescere la sicurezza». Confcommercio è arrivata a contestare il metodo del Governo che «nonostante diversi incontri con le parti sociali, ha attuato una concertazione "sorda" ignorando, di fatto, il contributo e le richieste di tutte le organizzazioni imprenditoriali». Lo stesso vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei (si veda l'articolo a fianco) ha sottolineato come «solo nelle ultime ore siano state consegnate alle parti sociali le norme tecniche che costituiscono i nove decimi dell'intero impianto» e come perciò sia impossibile una valutazione seria degli articoli che compongono lo schema di decreto legislativo. «Ci saremmo aspettati – ha precisato poi Confesercenti in una nota – che gli interventi per realizzare più sicurezza tenessero conto anche del fatto che non si possono generalizzare con la stessa intensità vincoli e sanzioni senza tener conto delle specificità dei vari settori d'impresa. Del resto più vincoli non significano necessariamente meno infortuni. Più controlli, un coordinamento migliore, più prevenzione, lotta vera all'emersione sì. Soprattutto nel Sud».
Sul nodo delle sanzioni il Governo al tavolo con le parti sociali ha fatto presente la propria disponibilità a rivedere i tetti massimi delle contravvenzioni collegate agli obblighi sulla sicurezza. A differenza della 626 il nuovo Testo unico stabilisce infatti in maniera differenziata gli obblighi per il datore di lavoro, per i dirigenti, per i progettisti, per gli appaltatori e per i lavoratori. E per ciascuna violazione delle norme antinfortunistiche è prevista una specifica sanzione. In base alle ultime bozze circolate, per esempio, scatterà l'arresto da 6 a 12 mesi (o in alternativa l'ammenda da 5mila a 15mila) per il datore che non effettua la valutazione dei rischi aziendali. Ovvero il solo arresto da 6 a 24 mesi se questa violazione avviene in aziende che operano nei settori più pericolosi. Pene contestate dalle imprese e che il Governo potrebbe ridurre in extremis graduandole in base al settore e alle tipologie di rischio. Comprese quelle applicabili alle società in base al decreto legislativo 231/01 (tra cui la multa non inferiore a 240mila euro). Potrebbe essere anche individuata una clausola di "favore" per ridurre la sanzione a un terzo nel caso in cui l'impresa adotti buone prassi e si adegui spontaneamente alla normativa sulla sicurezza

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