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Speciale SICUREZZA sul LAVORO

Sicurezza, multe (e non carcere) per le aziende inadempienti

di Chiara Beghelli

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo sulla sicurezza sul lavoro. Ora il provvedimento passerà alle commissioni parlamentari e alla Conferenza Stato-regioni per il parere. Il premier Romano Prodi, che confida in un giudizio positivo, ha commentato che «questo decreto non ha intenti punitivi, non mette nel mirino le imprese ma mette al centro la tutela della persona umana e il suo diritto a un lavoro il più sicuro possibile».

Il contenuto del decreto: arresto da 6 mesi a 1 anno e mezzo, multe da 8 a 24 mila euro. Un regime sanzionatorio pesante, ma reso più soft rispetto alle versione originale, quello per i datori di lavoro che non rispettano la legge sulla sicurezza. Il decreto prevede la possibilità di tramutare l'arresto (stabilito nei casi di gravi inadempienze in aziende considerate fortemente a rischio) con il pagamento di una ammenda non inferiore a 8mila euro e non superiore a 24mila. Nel testo iniziale l'esclusività dell'arresto (da sei mesi a due anni) era previsto quando il datore di lavoro non avesse effettuato la valutazione dei rischi nel caso di centrali termoelettriche, fabbriche di esplosivi, aziende industriali con più di 200 dipendenti, aziende estrattive con oltre 50 dipendenti, cliniche, aziende con rischi biologici o che si occupano dello smaltimento e della bonifica dell'amianto. Nell'ultima versione l'arresto previsto va da 6 mesi ad un anno e mezzo e può essere tramutato in ammenda pecuniaria. Il giudice può decidere in questo senso, su richiesta dell'imputato, solo a precise condizioni: che il datore di lavoro abbia provveduto a mettersi in regola con gli adempimenti, che la violazione non sia stata causa di infortuni, che il soggetto non abbia già riportato condanna definitiva per la violazione di norme sulla prevenzione degli infortuni.
La contravvenzione si estingue decorso un periodo di tre anni dal passaggio in giudicato della sentenza che ha operato la sostituzione dell'arresto, senza che l'imputato abbia commesso ulteriori reati in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro.

I sindacati: «Giudizio positivo». La nuova legge «darà un contributo sensibile a tutelare meglio l'integritá e la vita di chi lavora». Ne sono certi i tre segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Paola Agnello Modica, Renzo Bellini e Paolo Carcassi, che al termine dell'incontro col Governo sui temi di salute e sicurezza hanno dato il via libera al decreto sicurezza. «La nostra valutazione complessivamente è positiva», hanno commentato al termine dell'incontro valutando positivamente soprattutto «il metodo che, sin dalla predisposizione della delega, ha visto il lavoro comune» del Ministero del Lavoro e della Salute e poi un confronto serrato con le Parti Sociali.
Le norme inoltre rafforzano la informazione e formazione dei lavoratori, il potenziamento delle loro figure di rappresentanza in materia di salute e sicurezza e la generalizzazione dei Rappresentanti Territoriali per la sicurezza. «È fondamentale sottolineare i rilevanti elementi di qualità, presenti nella riforma, che dovranno vedere il massimo impegno perchè le Commissioni Parlamentari esprimano rapidamente i loro pareri e si abbia quindi la possibilità di emanare il Decreto entro la corrente legislatura, scongiurando il decadere della delega».
Soddisfazione per il provvedimento è stata espressa anche dal ministro del Lavoro Cesare Damiano: «Abbiamo dimostrato di aver realizzato un'importante azione sui temi del lavoro e dello stato sociale, perché questa conclusione va collegata all'opera precedente per combattere il lavoro nero e irregolare, fonte primaria di incidenti sul lavoro».


Montezemolo: «Il decreto sulla sicurezza atto demagogico della sinistra». Con i decreti attuativi della sicurezza sul lavoro, «si rischia l'ultimo atto di una sinistra anti-industriale e demagogica». Così Luca Cordero diMontezemolo, presidente di Confindustria, ha definito il provvedimento ora all'esame del Consiglio dei Ministri. «L'impianto del testo sulla sicurezza sul lavoro «è tutto spostato sulle sanzioni, non c'è chiarezza sulle regole - ha detto Montezemolo - così si fa demagogia, si rende difficile l'attività delle imprese serie ma si rischia di non salvare una vita in più, che noi imprenditori consideriamo il primo valore da tutelare».

Scotti e Damiano: «Da Confindustria reazione spropositata». Le critiche di Confindustria sull'eccessività delle sanzioni contenute nelle nuove norme sulla sicurezza del lavoro non hanno ragione d'essere. Luigi Scotti, ministro della Giustizia, smentisce «nettamente» le affermazioni di Luca Cordero di Montezemolo. A dimostrazione, il ministro ricorda che «bastava adeguare all'inflazione le sanzioni della legge 626 per avere sanzioni più elevate di quelle contenute nel decreto». In realtà, contrattacca il ministro, «una delle parti sociali ha contestato un po' tutto l'impianto e abbiamo avuto l'impressione che non si volesse portare a compimento la delega, buttando un lavoro importantissimo». D'accordo il ministro Cesare Damiano: «Non condivido l'opinione di Montezemolo - ha sottolineato - e non rappresento una logica anti-industriale». Alcune dichiarazioni, ha aggiunto il ministro, «sono sproporzionate rispetto ai contenuti del decreto e mi auguro che nel tempo ci siano i necessari chiarimenti».



6 marzo 2008




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