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Polis, viaggio nelle città d'Italia

 
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Como cerca l'alleanza tra imprese e ricerca

di Paolo Bricco

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8 Aprile 2008

Un senso di sollievo generalizzato e la soddisfazione per lo scampato pericolo: la crisi del tessile, innescatasi nel 2001 con l'attento alle Twin Towers di New York e acuitasi con la concorrenza cinese, è stata dura, ma le imprese del distretto comasco sono rimaste in piedi, grazie a un turn-around fatto di costi tagliati e di innovazione di processo e di prodotto. Ma, anche, la consapevolezza che, adesso, bisogna guardare a un'innovazione non esclusivamente incrementale, capace cioè di vere rotture. Da qui, la necessità di un raccordo stretto fra imprese e ricerca.

Al convegno di «Polis», il viaggio nelle città italiane del Sole-24 Ore, all'Unione Industriali di Como ieri era palpabile questo sentimento complesso: una contentezza venata di giusto orgoglio per il passato prossimo e il presente, mista a una sorta di cauto «pessimismo della ragione» per il futuro. Un duplice stato emotivo percepibile fra il pubblico che ha affollato l'incontro moderato dal direttore del Sole 24 Ore, Ferruccio de Bortoli. Uno stato emotivo che già percorreva le quattro pagine dedicate a Como (si veda il Sole di ieri) e che, peraltro, caratterizza il reportage multimediale da oggi visibile sul sito www.ilsole24ore.com, come i servizi sul «Sole-24 Ore Lombardia» di domani.

«Di ferite ne abbiamo tante – ha ammesso Ambrogio Taborelli, presidente dell'Unione – ma dal 2001 a oggi abbiamo vinto molte sfide. E abbiamo conservato la nostra natura di economia manifatturiera. La manifattura, nonostante tutto, continua a valere il 50% del Pil della nostra provincia». Anche se, per il futuro, il semplice dato economico potrebbe non essere sufficiente. «Como - ha riflettuto Pietro Ferretto, architetto comasco con studio a Londra - deve fare un ragionamento più complessivo sulla sua identità. Cercando di entrare in un network di città europee». Comunque sia, sotto il profilo prettamente industriale l'uscita dalla crisi c'è stata e si è fondata sulla valorizzazione della vocazione più intima delle imprese del tessile, del legno e dell'arredamento. «La nostra stategia - ha raccontato Aurelio Fassi, amministratore delegato della Mectex - è stata quella di un contenimento dei costi che, però, non ha mai toccato la ricerca». Unica opzione non negoziabile, dunque, per una società specializzata in tessuti high-tech. «Anche se - ha continuato Fassi - rispetto a 10 anni fa è cambiato tutto: i successi di allora quasi quasi ci facevano stare nella bambagia. Quelli di oggi sono già archiviati. La pressione è fortissima. Non possiamo mai fermarci».

Sì, perché Como ha imparato che non può stare ferma. L'ombra della Cina è dietro l'angolo. «Oggi abbiamo una priorità – ha affermato Michele Viganò, amministratore delegato delle Seterie Argenti - lavorare molto sul brand formale e informale di Como. Attirando qui cervelli, stilisti e designer». Perché non capiti che, un giorno, i "creativi" finiscano tutti a Pechino o a Shanghai. E, non stando ferma, Como ha sviluppato una proiezione internazionale più sofisticata di un tempo: «Le imprese già oggi elaborano strategie di internazionalizzazione fondate su un ricorso sistematico ai professionisti, che a loro volta si avvalgono di collaboratori stranieri. Dieci anni fa non capitava», ha notato il tributarista Giuseppe Sassi.

Per non rendere transitoria la ripresa di oggi, bisogna lavorare anche sul capitale umano. «Il nostro benchmark - ha detto Franco Mercalli, direttore del Centro Volta - deve essere quello californiano, con una sinergia continua fra imprese e università. Al centro di tutto, i cervelli».

La cooperazione tra aziende e accademia, come quella fra pubblico e privato, serve anche per fare compiere un ulteriore salto di qualità alla mentalità comasca. «Ai nostri giovani - ha infatti concluso Leo Miglio, direttore del laboratorio di nanotecnologie L-Ness - serve l'esempio di una collaborazione sistematica fra istituzioni e mondi diversi. Noi comaschi siamo gente di montagna: grandi lavoratori, ma chiusi e individualisti. Oggi, questo non possiamo più permettercelo».

paolo.bricco@ilsole24ore.com

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