Il potenziamento della contrattazione di secondo livello è «la risposta migliore» per appianare le differenze del costo della vita rilevate dall'Istat tra le città del Nord e quelle del Sud. Per i sindacati la riforma della contrattazione, con il maggior peso al livello aziendale (o territoriale), potrà contribuire al recupero del potere d'acquisto in quelle aree del Paese in cui i prezzi sono maggiormente lievitati.
All'unisono Cgil, Cisl, Uil e Ugl respingono la proposta di reintrodurre le gabbie salariali – cavallo di battaglia di Rosi Mauro, la pasionaria leghista del Sinpa, il sindacato padano che spinge sui contratti collettivi di lavoro a livello regionale – sostenendo che esiste un problema generale di perdita del potere d'acquisto per lavoratori dipendenti e pensionati, cui il nuovo esecutivo dovrà dare una risposta. «Il quadro tracciato dall'Istat non rappresenta una novità – sostiene Marigia Maulucci (Cgil) –, nel rapporto tra prezzi e potere d'acquisto incidono altri fattori da tenere in considerazione: al Nord è più facile che lavorino in due nella stessa famiglia e la buona qualità dei servizi rappresenta una forma di compensazione, mentre c'è un'emergenza infrastrutturale. Bisogna intervenire sui meccanismi di formazione dei prezzi, con politiche retributive che tutelino la generalità dei lavoratori dipendenti, rafforzando il salario legato alla produttività». Da mesi, tuttavia, il documento unitario sulla riforma della contrattazione è fermo: ha ottenuto il consenso di Cisl e Uil, ma non ancora della Cgil che ha chiesto di introdurre un capitolo su democrazia e rappresentanza sindacale. «Credo si debba accelerare sull'approvazione del documento unitario – aggiunge la Maulucci -, al primo consiglio dei ministri del nuovo governo dovremo presentarci con una posizione comune su salari e contrattazione. Sarebbe un errore rinviare il varo del testo».
Proprio alla Cgil si riferiva il presidente uscente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, quando denunciava i «colpevoli ritardi» del sindacato, sostenendo che «in quattro anni ho cercato di coinvolgerli, ma non si sono messi d'accordo neanche tra di loro». Da Torino Montezemolo ha mandato un messaggio preciso – «andremo avanti con chi ci sta» – che suona come un monito per la Cgil. Il direttivo della Cgil convocato per il 29 aprile per discutere del risultato delle elezioni, potrebbe anche occuparsi della piattaforma unitaria sui contratti. Alla Cgil si appella Giorgio Santini (Cisl) sollecitando un atto formale a breve: «All'appuntamento del primo maggio il sindacato deve presentarsi con una proposta condivisa sulla riforma del modello contrattuale - sostiene -. Serve un'iniziativa sindacale, visto che questi temi sono oggetto di interventi del prossimo governo». Santini giudica «improponibile un ritorno alle gabbie salariali, perché la perdita del potere d'acquisto è un fenomeno generale»; la risposta più efficace all'emergenza salariale arriverà dallo «sviluppo del secondo livello contrattuale, anche territoriale, per agganciare le retribuzioni alla crescita della produttività».
Paolo Pirani (Uil) considera un «grave errore politico non aver varato la piattaforma unitaria sulla riforma della contrattazione prima delle elezioni». Quanto alle proposte del centro-destra, per Pirani «il solo intervento di detassazione sugli straordinari non risolve il problema salariale per i lavoratori nè migliora di molto le performance aziendali». Serve «un intervento più ampio di detassazione degli aumenti del contratto nazionale e dei premi di produttività», come «promesso dal centro-destra in campagna elettorale, quando propose la detassazione della tredicesima, del premio di risultato e degli straordinari». Un giudizio netto da Renata Polverini (Ugl): «Il sindacato deve superare i tabù e costruire un nuovo sistema con un contratto nazionale che garantisca il minimo a tutti, affiancato dal contratto aziendale che distribuisce la produttività, o in sua assenza, da un livello che includa tutti i lavoratori».
L'AGENDA | |
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 | La proposta
Reintroduzione delle gabbie salariali per risolvere il generale problema della perdita del potere d'acquisto per lavoratori dipendenti e pensionati. È questo il cavallo di battaglia di Rosi Mauro, segretario del Sin. Pa (Sindacato Padano). |
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 | Le posizioni in campo
Le gabbie salariali vengono bocciate da Cgil, Cisl, Uil e Ugl che affermano la necessità di recuperare il confronto sulla riforma dei contratti. È tuttavia ancora in stallo il documento unitario (non approvato dal direttivo Cgil ) presentato dai sindacati alle imprese. |
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