TRENTO – Nel restaurato Teatro Sociale di Trento, nel cuore del vecchio quartiere del "Sass" che ospitava un tempo le botteghe artigiane di falegnami, conciapelli e fabbri, Mario Monti, economista, presidente dell'università Bocconi, già commissario Ue per il mercato interno e, ha parlato di "Potere politico, potere economico e integrazione europea" in chiusura della prima giornata del Festival dell'Economia.
L'Europa, secondo Monti, non solo integra, ma trasforma anche in meglio. E ciò vale in primo luogo per la politica. "Non credo che la costruzione di un'Europa unita abbia tolto spazi alla politica – ha aggiunto – ma semmai ha costretto la politica a cambiare. E' stata Maastricht a costringere i politici a mollare un po' la presa sull'economia, grazie alla fine degli aiuti di Stato e all'introduzione di regole per la concorrenza. Quando non c'erano regole per il disavanzo pubblico si poteva dire di sì a tutti, scaricando le conseguenze sulle generazioni future. Dopo non è stato più possibile, la politica ha dovuto cominciare a scegliere."
E oggi, che molti traguardi sono stati raggiunti, "la sfida è quella di agire per convinzione e non per costrizione. Anche se per l'Italia l'emergenza rimane: è la perdita di competitività. Ma non c'è un momento della verità, dove l'emergenza diventa drammaticamente visibile. Ecco allora l'importanza di una buona leadership, e di maggioranze forti. L'Europa, dal canto suo, le regole le fa rispettare a tutti, grandi e piccoli. Io ho gestito la fase della fine delle garanzie governative alle Landesbanken da parte del governo centrale tedesco: non è stato facile, c'era un accordo bypartisan per respingerla al mittente, ma alla fine la politica europea si è imposta. Invece ricordo quella volta che mi ha telefonato Berlusconi per dirmi che non ci sarebbero stati aiuti di Stato alla Fiat. Questo aiutò moltissimo l'azienda a risanarsi."
Monti si è detto d'accordo che "un maggiore governo della globalizzazione sia necessario perché la globalizzazione non finisca e venga accettata dalla gente". Fino a qualche anno fa molti pensavano che "si potesse lasciare il governo della globalizzazione a una serie – peraltro decrescente – di grandi imprese multinazionali e a un'unica superpotenza. l più strenui oppositori a una governance multilaterale della globalizzazione sono stati gli Stati Uniti. Qualcuno, anche per snobismo antieuropeista, si è allineato. Ma adesso stanno arrivando dei cambiamenti e bisogna approfittarne.
Comunque – ha chiarito Monti – non credo nemmeno in una maggiore intromissione della politica negli affari. La politica deve agire nei campi che le competono, ad esempio nella lotta alle tante corporazioni che ci affliggono. Altrimenti, senza una chiara ed efficace politica antitrust, l'Europa cadrebbe nelle mani dei più forti, come ho ripetuto tante volte ai socialisti e ai comunisti europei, parlando loro della necessità di regole a garanzia del buon funzionamento dei mercati."
Sempre rimanendo all'Europa, però, un problema rimane aperto: "L'Europa è l'unica realtà al mondo in cui una autorità sovrannazionale può far prevalere la sua volontà rispetto ai governi nazionali. Quindi l'Europa deve portare anche al di fuori dei suoi confini regole un po' simili alle sue. Oggi, comunque, essa sta emergendo rispetto agli Usa con la moneta unica e le regole sulla concorrenza.
Monti infine si è detto favorevole al nucleare in Italia, "dopo che avremo risolto il problema dei rifiuti a Napoli", a una politica fiscale redistributiva, a un ruolo ben definito per le organizzazioni sindacali e datoriali, "la cui rappresentanza dovrebbe essere forse un po' meglio verificata".