La doppia apertura alle centrali nucleari da parte del Governo e dal neopresidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, spinge in Borsa tutti i titoli del settore che riescono a difendersi nonostante la corsa del petrolio abbia messo sotto pressione i principali listini mondiali. A sostegno del comparto energetico anche il report di Ubs che conferma il suo «buy» (comprare) su Enel.
Così, mentre a Milano l'S&P/Mib ha perso l'1,23%, a Francoforte il Dax l'1,79% e a Parigi il Cac40 l'1,89%, i titoli energetici italiani sono riuscito a realizzare performance migliori degli indici. Sugli scudi la Edison che, dopo il +3,83% di giovedì, ha realizzato un altro +0,65% a 1,69 euro con scambi elevati, ma si sono difese bene anche le blue chip come A2A (azionista di Edison) che ha ceduto lo 0,44% a 2,5 euro ed Enel: -0,72% a 7,17 euro.
La giornata a Piazza Affari era cominciata sotto i migliori auspici (prima della virata negativa in scia a Wall Street), soprattutto grazie al report di Ubs su Enel che oltre a confermare il giudizio sul titolo, ha mantenuto invariato il prezzo obiettivo a 9 euro. Uno studio pubblicato dopo l'annuncio che presto l'Italia inizierà un nuovo programma nucleare.
Gli analisti della banca svizzera sono convinti che ogni 1.000 megawatt di potenza prodotta con energia nucleare, comporterebbero un aumento del valore nominale della società di circa 2 miliardi di euro. Numeri che si tradurrebbero con un beneficio per gli investitori, ai valori attuali, di 0,1 euro per azione.
Insomma un obiettivo non impossibile, considerando che per molti esperti la capacità installata dovrebbe arrivare 10-15mila megawatt. E – secondo Ubs – Enel potrebbe essere uno dei principali player del settore «grazie alle competenze acquisite all'estero in Slovacchia, in Francia e con Endesa».
Se si iniziasse a costruire le centrali nucleari fra cinque anni, nel 2013 – afferma Ubs –, le prime potrebbero entrare in funzione solo tra il 2020 e il 2023, ma i più ottimisti scommettono sul 2019.