All'Italia serve un programma di centrali elettronucleari di 10-15mila megawatt. Lo ha detto ieri a Milano l'amministratore delegato della Edison, Umberto Quadrino, parlando a margine della presentazione di un libro sui distretti industriali curato da Marco Fortis e pubblicato dal Mulino di Bologna .
Il leader della società elettrica ha commentato le indicazioni del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, che giovedì all'assemblea della Confindustria aveva aperto ufficialmente la nuova era italiana dell'energia nucleare: «Confermano le indicazioni date in campagna elettorale e dando un senso di coerenza alla nuova politica industriale ed energetica del Paese».
Il top manager della Edison si è in particolare soffermato sui tempi. I cinque anni indicati dal Governo per la posa della "prima pietra" delle centrali nucleari – ha messo in rilievo Quadrino – «sono un tempo che può sembrare lungo, ma è necessario, tenuto conto che il Paese non ha più le strutture tecniche adeguate per gestire questi processi».
Per l'elettronucleare – ha continuato il Ceo Edison – «occorre un contesto di carattere normativo, un'autorità di vigilanza, l'individuazione dei siti e il dialogo con le popolazioni: creare il consenso è molto importante. Ecco perché i cinque anni sono è un periodo di tempo ragionevole e corrisponde all'esperienza di altri Paesi, come la Finlandia e l'Inghilterra, che sono già ritornati alla realizzazione di altre centrali di questo tipo».
«Sotto l'aspetto tecnico, stiamo parlando – ha ancora sottolineato l'amministratore delegato di Edison – di impianti di terza generazione, perché la quarta sarà pronta nel 2025-2030: per avere la quarta generazione e saper gestire le tematiche relative è necessario partire oggi. Edison ha il vantaggio di avere nel suo azionariato Edf, che è il leader mondiale del nucleare. Tra le grandi aziende interessate al business ci siamo quindi anche noi. Non siamo nè svantaggiati nè degli sprovveduti». (R. E.)
