Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi promette che il regime agevolato sugli straordinari sarà «progressivamente esteso anche agli statali». In questo modo Sacconi risponde alle obiezioni di chi ha individuato l'esclusione dei dipendenti pubblici dalla sperimentazione come uno dei punti critici del decreto legge.
Con l'esclusione «nasce un problema di costituzionalità», ha fatto notare il giuslavorista e senatore del Pd, Pietro Ichino. In ogni caso, secondo Ichino, sarebbe stato più equo alleggerire la tassazione delle buste paga con un «aumento della detrazione sui redditi da lavoro. Si eviterebbe di penalizzare una parte dei lavoratori: le donne e i paria, cioè i collaboratori coordinati e continuativi». La misura non porterebbe neppure a un aumento della competitività, poiché – spiega Ichino – «già oggi il costo del lavoro straordinario per le aziende è nettamente inferiore a quello del lavoro ordinario». Sulla stessa linea Marina Sereni, vice presidente dei deputati Pd: «L'intervento privilegia chi può permettersi di fare gli straordinari. Queste risorse potevano essere distribuite ai redditi bassi con un taglio generalizzato dell'Irpef».
Dubbi anche da una parte dei sindacati. Per il segretario generale Uil Luigi Angeletti si poteva «fare molto meglio». Per il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, la misura «divide il mondo del lavoro».