Si allontana il nuovo sconto fiscale per mitigare il caro-carburanti. Il bonus di 2 centesimi al litro sulle accise, scaduto il 30 aprile ma lasciato in consegna al nuovo esecutivo, «è costato molto» allo Stato (l'erario perde circa 500 milioni di euro su base annua ogni centesimo) e «ha avuto uno scarso risultato sulle tasche dei cittadini», avverte Claudio Scajola, di nuovo ministro dello Sviluppo economico (ma anche delle Comunicazioni e del Commercio internazionale, ora unificati) .
Momento rovente: i prezzi dei carburanti alla pompa hanno segnato un nuovo record storico, con la benzina Agip a 1,47 euro al litro e il gasolio a quota 1,455 sul'onda dell'ennesimo ritocco all'insù di 2,5 centesimi, più dello sconto di cui si aspettava il rinnovo.
Contromosse? Sicuramente quelle, parziali ma da non sottovalutare, annunciate dalle stesse compagnie petrolifere: l'Agip riproporrà l'iniziativa "Fai il pieno per la settimana" con un taglio domenicale aggiuntivo di 5,6 centesimi (quasi tre volte il bonus fiscale scaduto) tra l'11 maggio e il 6 giugno sui self service di tutta la rete autostradale rispetto ai prezzi normalmente praticati dal gestore.
Quanto al fisco l'ipotesi di un nuovo sconto perde peso, anche se favorevole ad un intervento in questo senso si dice un altro uomo forte della nuova maggioranza, l'ex viceministro delle Attività produttive Adolfo Urso (An). La lotta ai rincari – ha però insistito Scajola a margine della cerimonia del giuramento al Quirinale – è certamente una priorità per il Paese, ma si fa soltanto attraverso una riduzione dei costi ad ogni passaggio della "filiera". E comunque non riguarda solo la benzina ma più in generale tutto il mercato.
Scajola ne approfitta per rilanciare la sua ricetta energetica. Un passo «atteso da tempo» che si può fare subito – anticipa in una dichiarazione al nostro giornale – è l'avvio di un vero mercato a termine dell'energia, che affianchi ad esempio le contrattazioni spot della Borsa elettrica «per garantire la stabilità dei prezzi». Più in generale Scajola pensa ad «un mix di interventi». «Ci lavoreremo – promette – per tutta la legislatura». Con un doveroso impulso alle fonti rinnovabili e all'efficienza. Con il ricorso al carbone "pulito" e al rafforzamento dell'import di metano, costruendo finalmente i rigassificatori. Ma soprattutto con un deciso rilancio del nucleare (qui Urso, paladino dell'atomo elettrico, è più che d'accordo) programmando un buon numero di centrali senza aspettare le tecnologie di quarta generazione.
Libro dei sogni o vere possibilità operative? A chiarire ancora una volta che la strada del nucleare italiano rimane in ogni caso in salita (si veda Il Sole 24 Ore del 4 maggio) è Guido Possa, anche lui super-nuclearista, ex viceministro della Ricerca, vicinissimo a Berlusconi e di nuovo candidato ad una delega governativa importante sulle strategie industriali o direttamente sull'energia come viceministro a fianco di Scajola.
Possa non sottovaluta il problema legato al consenso delle popolazioni, e propone di avviare rapidamente una consultazione pubblica secondo il modello anglosassone. Via dunque ad un'informazione di base su opportunità e vincoli. E via ad una prima ipotesi operativa che già prevede – ha anticipato Possa in un seminario – due interventi: scorporare il dipartimento nucleare dell'Apat e istituire un'autorità di regolazione tecnica autonoma.
F.Re.
