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Unilever vende l'olio Bertolli

di Nicola Dante Basile

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8 Maggio 2008

Bertolli, il marchio di olio d'oliva numero uno al mondo – messo in vendita da Unilever insieme ad altri marchi – potrebbe tornare in mani italiane, posto che ci sia qualcuno disposto a investire almeno 6-700 milioni. E a prepararsi a un eventuale rilancio, se nella partita dovessero inserirsi gruppi esteri come gli spagnoli di Sos Cuetara che controllano Carapelli e che un anno fa hanno rilevato da Unilever il marchio Friol. Oppure i portoghesi della Nutrinvest, società familiare da 800 milioni di euro con interessi nell'olio di semi e d'oliva e che da tempo valuta opportunità in Italia.
La decisione della multinazionale anglo-olandese di volere uscire dal business dell'olio di oliva (marchi Bertolli, Dante e San Giorgio) e di semi (Maya), nonchè delle conserve vegetali e delle confetture (Santa Rosa) per concentrarsi su attività industriali a filiera più breve e quindi più redditizie, non ha colto di sorpresa la business community alimentare presente al salone Cibus di Parma. «Indiscrezioni circolano da inizio anno – commenta Alfredo Mancianti, imprenditore oleario –. Quello che forse nessuno poteva conoscere è la modalità della cessione che, a quanto pare, Unilever vorrebbe con un'unica controparte. Ma quanti possono essere interessati contemporaneamente a olio, marmellate e passate di pomodoro?». Il giro d'affari viene stimato sui 600 milioni per l'area olio e sui 200 milioni per confetture e conserve.
Sulla base di quanto dichiarato ieri dalla multinazionale olandese a Radiocor-Il Sole 24Ore, l'operazione riguarderebbe la vendita dello stabilimento di Inveruno, vicino a Milano, e i marchi Dante, Maya e Santa Rosa. Per Bertolli, che gli anglo-olandesi hanno in portafoglio dal 1995, quando rilevarono da Fisvi il business Cirio-Bertolli-DeRica, la formula sarebbe quella della concessione perpetua all'acquirente, riservando a Unilever l'uso dello stesso marchio per altri prodotti diversi dall'olio, una conferma esplicita del valore del brand Bertolli, conosciuto in tutto il mondo come espressione di eccellenza della tavola made in Italy.
«Sarebbe bello dire sì, siamo interessati a Bertolli. Invece a malincuore rispondo di no. Troppo grande per noi – commenta Enrico Colavita, presidente dell'omonima azienda molisana tra i principali esportatori di extravergine d'oliva negli Usa –. Mi auguro solo che a comprare sia un gruppo italiano e, se per caso non dovesse esserlo, mi auguro che l'acquirente sia bravo come Unilever che sul brand Bertolli ha investito in continuazione». Angelo Cremonini, a.d. di Olitalia, replica: «Bertolli ancorché essere un gran bel marchio, non rientra nei nostri obiettivi, poiché siamo impegnati a promuovere il nostro brand, che esportiamo in 130 paesi».

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