In risposta all'articolo «Al professore bastano tre ore di lavoro al giorno», pubblicato sul Sole 24 Ore del 26 maggio scorso, 240 docenti dell'Università di Bologna e di altri atenei italiani hanno sottoscritto il seguente documento:
Premessa: un insieme di pregiudizi e luoghi comuni
I sottoscritti docenti dell'Alma Mater - Università degli Studi di Bologna, a seguito dell'ennesimo articolo apparso su un quotidiano italiano ("Al Professore bastano 3 ore di lavoro al giorno", Il Sole 24 Ore, 26 maggio 2008), denigratorio nei confronti dell'Università pubblica italiana e dei docenti che lavorano al suo interno, con sempre maggiore fatica e sempre meno incentivi e considerazione, desiderano esprimere la loro amarezza e la loro indignazione. Il contesto nel quale l'articolo è apparso è quello della proposta riforma del Pubblico Impiego, e il suo titolo, che dovrebbe riassumere lo ‘sfascio pubblico', appunto da riformare, riguarda in primo luogo l'Università pubblica italiana.
Ciò che seriamente preoccupa i sottoscritti è il quadro del tutto inesatto che offre della situazione attuale negli atenei italiani, nonché i preconcetti e pregiudizi che l'articolo, come altri precedenti interventi mediatici, tradisce nei confronti di tutta una categoria professionale. Il docente universitario, si legge nell'articolo, ha un impegno didattico di 250 ore/anno per il tempo parziale, e 350 per il tempo pieno. Dati che sono falsati alla radice, perché tengono conto solo di una normativa ministeriale che nulla ha a che fare con il reale stato delle cose.
I dati reali
Si dovrebbe partire da ben altri dati, quelli presentati nel corso del convegno svoltosi a Modena il 29 maggio del consorzio universitario AlmaLaurea, che annovera 51 università italiane, sul profilo dei laureati 2007, dove sono emersi invece risultati molto lusinghieri. Il Consorzio ha presentato un rapporto che costituisce un punto di riferimento importante per coloro che guardano al sistema di istruzione superiore del Paese come ad un fattore nevralgico dello sviluppo. La popolazione osservata, in 46 dei 51 atenei consorziati, sfiora complessivamente le 185 mila unità. Il campo di osservazione copre oltre il 64 per cento del sistema universitario italiano e garantisce la sostanziale rappresentatività a livello nazionale per gruppo disciplinare, per genere e per ripartizione territoriale (Nord, Centro e Sud),
La situazione presenta quasi ovunque segnali di netto miglioramento nei confronti dei laureati del 2001 ed anche dell'anno 2006. Si è osservato innanzitutto il contrarsi dell'età alla laurea (da 28 a 27 anni). Il dato è tanto più apprezzabile perché si realizza in simultanea con l'elevarsi dell'età all'immatricolazione (da 20,0 a 20,9 anni), frutto dell'accesso agli studi universitari di nuove fasce di popolazione. È aumentata, parallelamente, la percentuale dei laureati in età inferiore ai 23 anni, che riguarda oggi 18 laureati su cento. Diminuisce il ritardo alla laurea, che in media consisteva nel 69 per cento in più del tempo previsto dagli ordinamenti nel 2001, e che è divenuto oggi pari al 45 per cento. La stessa percentuale di laureati in corso, 9,5 per cento all'inizio del periodo considerato, raggiunge nel 2007 il 37,9 per cento. Inoltre, fra i laureati dell'ultima generazione osservata, 72 su cento acquisiscono con la laurea un titolo che entra per la prima volta nella famiglia d'origine.
E' migliorata, inoltre, la frequenza alle lezioni: per 65 laureati su cento riguarda più dei tre quarti degli insegnamenti previsti, e la diffusione nel bagaglio formativo dei laureati degli stage (che riguardano nell'ultimo anno 51 laureati su cento). Migliorano anche le conoscenze linguistiche (nell'intervallo la conoscenza "almeno buona" dell'inglese scritto e parlato continua ad aumentare, seppure di poco) e quelle informatiche (aumenta di 10 punti la conoscenza dei fogli elettronici e di quasi 3 la conoscenza di strumenti multimedia). 87 laureati su cento, si dichiarano complessivamente soddisfatti dell'esperienza di studi compiuta. Anche se solo 69 laureati su cento la ripeterebbero nello stesso corso e nello stesso ateneo. Completano il quadro la crescente domanda di formazione post-laurea (che nel 2007 ha riguardato 66 laureati su cento), così come aumentano le esperienze di studio all'estero (12 per cento).
Concluso il corso di primo livello, 80 laureati su cento dichiarano l'intenzione di proseguire gli studi. Nell'esperienza formativa dei laureati specialistici "puri" si riscontrano indici particolarmente elevati di frequenza alle lezioni (79 laureati su cento dichiarano di avere frequentato regolarmente più dei tre quarti degli insegnamenti previsti). L'esperienza compiuta anche con la laurea specialistica risulta ampiamente apprezzata (se sono decisamente soddisfatti 42 laureati su cento, altri 48 esprimono comunque una valutazione positiva) tanto che la gran parte (78 per cento) la ripeterebbe nelle stesse condizioni (stesso corso e stesso ateneo).
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