Nucleare subito, rilanciano Silvio Berlusconi e Claudio Scajola. Il presidente del Consiglio fa sapere che accanto ai programmi per la rinascita delle centrali in Italia si intensificano i contatti con i Paesi limitrofi già candidati a ospitare centrali consortili, da noi finanziate. «Ho avuto contatti anche oggi». Nomi? Berlusconi preferisce non farli. Ma nella lista dei possibili partner (Albania e Montenegro le ipotesi già note) potrebbe esserci anche Malta, visto che gli annunci del premier vengono da una conferenza stampa con il primo ministro maltese Lawrence Gonzi, ospite a Palazzo Chigi. Poche preoccupazioni per gli ultimi incidenti nelle centrali francesi. Il nostro Governo li considera piccoli problemi di routine, senza conseguenze. E così l'accelerazione del nucleare rimane l'unica via per fronteggiare l'aggravarsi della crisi energetica strutturale dell'Italia causata dai continui rincari del petrolio e del gas.
Di più: proprio una "rimodulazione" al rialzo dei programmi nucleari dell'Italia, e possibilmente di tutto il quadrante europeo, potrebbe essere un'efficace arma politica per indurre i signori del barile a calmierare le quotazioni. Ai rincari «si può rispondere diminuendo i consumi ma anche cercando un accordo con i produttori per ridurre i prezzi, altrimenti l'unica via d'uscita sarebbe un massiccio ricorso al nucleare » afferma Berlusconi.
Il ministro dello Sviluppo, Claudio Scajola, ne fa il tema centrale del suo intervento alla presentazione del rapporto annuale del Gse, il gestore del sistema elettrico chiamato a coordinare il ricorso alle fonti rinnovabili. Un lavoro che nel 2007 ha deluso. Non per colpa del Gse ma a causa delle scarse piogge che hanno tagliato l'apporto dell'idroelettrico. E così lo scorso anno – fa sapere Carlo Andrea Bollino,presidente del Gse – nonostante un incremento di circa il 5% della potenza degli impianti di energia rinnovabile la produzione verde è scesa a 49.400 gigawattora rispetto ai 52.300 del 2006.
Scajola promette comunque impegno e risorse in questa direzione, per traguardare l'alchimia promessa dal Governo. L'attuale 85% di super-dipendenza energetica italiana dall'estero (che senza drastiche sterzate pare diventerà addirittura il 94% nel 2020) dovrà essere ridimensionata anche grazie al riequilibrio della produzione elettrica: l'attuale ricorso alle rinnovabili (circa il 15%) dovrà passare al 25% e un altro 25% dovrà venire dal nucleare, per limitare alla metà il ricorso agli idrocarburi.
Problemi di sicurezza e di accettabilità dell'atomo? Scajola rassicura i rappresentanti dell'Anci (comuni italiani): sul programma nucleare coinvolgimento e coordinamento non mancheranno. Intanto il ministro prova a risolvere l'altra grande incognita: quella finanziaria.
Per rendere praticabili i ciclopici investimenti necessari, in uno scenario che per una somma di ragioni deve escludere non solo i sussidi ma anche i massicci finanziamenti pubblici, il ministro guarda al modello adottato dalla Finlandia per la sue nuova centrale nucleare di Olkiluoto: un meccanismo capace di attirare gli investitori grazie ad un pool di lungo periodo che accanto ai consorzi di imprese per costruire e gestire le centrali coinvolga gruppi di consumatori energivori sulla base di un contratto pluriennale a prezzi prefissati.
Basterà una mossa del genere – azzarda Scajola – a trainare al ribasso tutti i prezzi dell'elettricità italiana.