L'Istat ha comunicato oggi il dato relativo al tasso di inflazione relativo al mese di giugno, +3,8% rispetto al 3,6% registrato nel maggio scorso.
Il dato conferma l'intensità delle pressioni inflative e, insieme al ristagno della produzione industriale e dei consumi, ci dice che l'economia italiana, più delle altre di eurozona, si trova in una situazione difficile, di stagflazione. Nelle scorse settimane sia Draghi che Trichet hanno sottolineato il ruolo della banca centrale europea nell'assicurare condizioni di stabilità monetaria. Ma i richiami dei due governatori hanno anche rimarcato la necessità che il contrasto all'inflazione sia accompagnato, negli stati membri, da politiche economiche reali in grado di sostenere la crescita. Coloro che, in questi giorni, evidenziano la durezza delle misure di contenimento della spesa in corso di adozione da parte del Ministro dell'economia non sembrano aver preso coscienza della vera e propria emergenza in cui versano la nostra economia e i nostri conti pubblici. Senza una sostanziale riduzione della spesa pubblica, il pur buon andamento del gettito tributario (vedi commento dell'11-07) non potrà certo sostenere un intervento anticiclico di rilancio dei consumi attraverso la riduzione del carico fiscale. Quelle riforme strutturali che il paese avrebbe dovuto fare quando l'economia tirava sono ora non rinviabili e dovranno essere fatte in un periodo di crisi dell'economia internazionale. È una situazione difficile, ma per uscirne si deve prendere le mosse da uno shock sul lato delle uscite e del contenimento della spesa pubblica. Non ci sono alternative credibili. È ora che tutti ne prendano coscienza e diano prova di responsabilità.