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«Fare squadra per il nucleare»

di Federico Rendina

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23 LUGLIO 2008
Nucleare, l'esperto: «Incidenti come quelli francesi sono frequenti»


Dieci anni per il ritorno del nucleare "made in Italy". Non prima, considerando i tempi tecnici necessari alla filiera industriale, alla ricostruzione delle strutture di controllo, al non facile recupero del consenso popolare. Non dopo, se tutto andrà veramente per il verso giusto. E guai ad assecondare la polemica sull'opportunità di mettere subito in campo le centrali di terza generazione o aspettare il sogno della quarta, che promette di digerire e riciclare in assoluta sicurezza perfino gli attuali detriti radioattivi, abbattendo drasticamente i costi operativi. Terza e quarta generazione potrebbero, anzi, andare a braccetto. Passandosi utilmente il testimone lungo la strada. A tracciarla, in questa intervista, è uno dei tecnici italiani più quotati: Francesco Troiani, coordinatore della ricerca nucleare dell'Enea e presidente di Nucleco, la società partecipata da Sogin ed ENEA che si occupa di gestire le scorie nucleari a bassa e media intensità.

A quali condizioni tecnico-operative è ipotizzabile un ritorno italiano alla produzione elettrica da nucleare entro qualche anno, come si propone il Governo?
Potremmo farcela solo se tutte ma davvero tutte le parti coinvolte, dagli organismi istituzionali e di controllo agli enti di ricerca e formazione, dall'industria agli operatori energetici, ma anche il mondo della finanza e le parti sociali, riusciranno a creare un vero sistema di cooperazione. L'energia nucleare può contribuire alla soluzione della questione energetica ma, sebbene presenti un basso costo per kilowattora, è caratterizzata da alti costi di investimento che devono essere salvaguardati attraverso programmi a lungo termine, con politiche di protezione degli investimenti e di stabilizzazione dei prezzi.

Qualche anno cosa vuol dire?
Dipenderà da quanto saremo efficaci e veloci nel ricostruire il cosiddetto "sistema paese" ed a riacquistare un più ampio consenso del pubblico. Non è consigliabile ripartire senza aver risolto le problematiche più urgenti. Il sistema regolatorio deve essere adeguato, aggiornando il regime normativo e ricostruendo le competenze delle autorità di controllo. L'industria nucleare deve avere un adeguato supporto per poter incrementare la capacità produttiva di componenti e di impianti, irrobustire le sue conoscenze, con l'ausilio di solidi piani di ricerca. Per non parlare del problema, rilevante, dell'informazione: bisogna eliminare le distorsioni e supportare un sistema
partecipativo al processo decisionale, per ristabilire una corretta percezione del rischio anche attraverso un confronto con le altre fonti energetiche. Azioni che richiedono almeno un paio di anni per fornire i primi risultati. E poi, se tutto marcerà per il vero giusto anche sul fronte autorizzativo, la costruzione di una centrale nucleare potrebbe richiedere circa 7/8 anni.

Cosa avrebbero di diverso le centrali nucleari progettate oggi rispetto a quelle che abbiamo chiuso con il referendum del 1987?
Principalmente la sicurezza e la durata, che con le attuali macchine può essere di molti decenni. Oggi la sicurezza nucleare ha raggiunto standard molto elevati, sviluppando il cosiddetto concetto della "difesa in profondità", che si basa su sistemi ingegneristici attivi e
passivi che in maniera automatica possono portare il reattore fino allo spegnimento in condizioni di sicurezza, con garanzia di contenimento della radioattività in ogni fase.

Costi?
I costi per la costruzione di una centrale nucleare, stimati nel 2005 dall'Agenzia per l'energia nucleare dell'Ocse, erano compresi tra i 1.500 e i 2.000 euro per kilowatt elettrico di potenza installata. Negli ultimi tre anni questi hanno subito un sensibile aumento, in funzione di una ripresa potenziale della domanda. Le transazioni commerciali sono coperte da riservatezza, ma si stima che i costi siano ancora inferiori ai 3.000 Euro per kilowatt, contro i 500-1.000 euro a kW necessari per costruire una tipica centrale a ciclo combinato di gas. Una centrale nucleare di media potenza, di circa mille megawatt, avrebbe dunque un costo intorno ai 3 miliardi di euro. Chiaramente, prezzi più bassi possono essere negoziati con il fornitore in funzione delle condizioni della fornitura e soprattutto del numero di unità acquistate. Ci sono poi gli altri costi da aggiungere: l'uso del territorio e gli oneri di sistema. La cosa più importante però è quanto costa l'energia prodotta dalla filiera nucleare e cosa può succedere in prospettiva.

  CONTINUA ...»

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