«...
PAGINA PRECEDENTE
Appunto, cosa succederà?
Sempre l'Agenzia Ocse nel 2005 stimava i costi finali in funzione del tasso di sconto, mostrando che con un costo del denaro al 5% i costi dell'energia in dollari per megawattora prodotto erano all'incirca i seguenti: nucleare 23-35, carbone 22-48, gas 40-55. Mentre con un costo del denaro al 10%, nucleare 31-53, carbone 28-58, gas 43-58.
Considerando l'aumento dei prodotti petroliferi, i costi riferiti al gas oggi vanno rivisti al rialzo.
Anche i prezzi dell'uranio non scherzano.
Vero. La prospettiva di crescita della domanda di energia nucleare ha generato un drastico aumento del costo dell'Uranio. Di fatto l'Uranio, dopo vent'anni di costi molto bassi, intorno ai 10 dollari per libbra, nel 2006 aveva raggiunto circa 50 dollari per libbra ed oggi è intorno ai 100 dollari. Sembrerebbe una situazione analoga a quella del petrolio. Ma la differenza sostanziale sta nel fatto che il costo dell'uranio incide solo per il 5% sul costo dell'energia elettrica finale, così un aumento del costo dell'uranio anche di 10 volte, porterebbe ad un incremento del costo finale dell'energia inferiore al 50%. Nel caso del gas, invece, dove l'incidenza del costo del combustibile sul prezzo finale dell'energia elettrica e del 70-80%, il trasferimento sul prezzo finale è pressoché integrale. Questi parametri devono essere attentamente valutati nello sviluppo degli scenari a lungo termine e nella definizione dei relativi piani energetici.
Stiamo parlando di centrali di terza generazione, disponibili oggi. La quarta generazion
e promette di tagliare anche i costi operativi, moltiplicando le risorse del combustibile, oltre a incrementare tutti i fattori di sicurezza. E' così?
Proprio così. La limitata disponibilità in natura dell'Uranio, a parte i costi, pone il rilevante problema della durata delle scorte accertate. Con l'attuale generazione di reattori, ai ratei di sfruttamento odierni, la produzione di energia nucleare
non potrà durare a lungo. Se nei prossimi decenni non si cambierà l'attuale parco di reattori con i cosiddetti "reattori veloci" le riserve accertate di Uranio si esauriranno in meno di un secolo, riproponendo a breve termine una situazione analoga a quella odierna sul petrolio e vanificando qualunque investimento nel settore. Inoltre, la quantità di scorie ad alta radiotossicità e a lunga vita, prodotte oggi con reattori di seconda e terza generazione, è destinata ad aumentare al ritmo attuale, ponendo in maniera sempre più decisa la problematica della gestione dei rifiuti radioattivi ad alta attività. In particolare, gli attinidi costituiscono, se rilasciati nell'ambiente, un grande pericolo per gli organismi viventi e, pertanto, per una corretta gestione occorre isolarli dalla biosfera per lunghi periodi, centinaia di migliaia di anni.
Le scorie: ecco un altro problema che in Italia non riusciamo a risolvere. La strada corretta qual è?
Per lo smaltimento definitivo il deposito sotterraneo in strutture profonde geologicamente stabili, associato ad opportuni sistemi di contenimento, è una soluzione accettata, tecnologicamente sostenibile ed è in programma in molti Paesi. E' evidente, però, che esistono forti motivazioni per accelerare l'industrializzazione di tecnologie che, attraverso processi di separazione e trasmutazione, permettano di ridurre fortemente le quantità, i tempi di confinamento, la radiotossicità ed il carico termico dei rifiuti a vita lunga, al fine di limitare quanto più possibile l'onere della gestione delle scorie radioattive e l'aumento significativo del numero dei siti di smaltimento. La comunità scientifica e l'industria di settore, stanno appunto fornendo risposte efficaci ad entrambe le problematiche con l'iniziativa Generation IV, che si propone di sviluppare e rendere disponibili i cosiddetti reattori di quarta generazione, capaci di massimizzare l'utilizzo del materiale fissile, anche attraverso processi di fertilizzazione, in modo da allungare decisamente la durata del combustibile nucleare a diverse migliaia di anni e, al tempo stesso, minimizzare la produzione dei rifiuti radioattivi a lunga vita, rendendoli combustibili per questi nuovi impianti, abbattendo quindi i costi.
E' realistica l'ipotesi del debutto della quarta generazione entro dieci anni?
I piani di sviluppo a livello comunitario ed internazionale, impostati negli anni passati
prima dei recenti avvenimenti che hanno suscitato notevoli preoccupazioni sulla disponibilità futura e a basso costo dell'energia, prevedevano tempi più lunghi.
Per esempio la Francia, che ha in esercizio reattori per una potenza elettrica installata per oltre 60 gigawatt, ha un piano che prevede l'industrializzazione dei reattori di quarta generazione fra alcuni decenni, al posto degli attuali. Altri Paesi potrebbero avere interessi più stringenti per accelerarne lo sviluppo e l'industrializzazione. I primi prototipi, anche se non con tutte le prerogative di quarta generazione, soprattutto sul ciclo del combustibile, potrebbero essere realizzati abbastanza presto ed alcuni dimostratori sono già previsti. Per una filiera industriale completa il discorso è diverso, dieci anni non sono molti e tutto dipenderà da quante risorse saranno disponibili per queste
CONTINUA ...»