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Anfia: necessaria una Tremonti-ter per aiutare il settore dell'auto

di Claudio Tucci

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30 settembre 2008

Una nuova legge Tremonti, una sorta di Tremonti-ter, che preveda, come in passato, una detassazione, parziale o totale, del reddito d'impresa o del lavoro autonomo reinvestito in beni strumentali o in formazione. Una misura, di carattere generale, magari modulata su più anni, per evitare picchi di domanda a cui, di solito, seguono periodi di stagnazione, che non troverebbe controindicazioni a livello europeo e avrebbe il merito di far ripartire l'economia, premiando la fiducia degli imprenditori a investire maggiormente. A chiedere all'Esecutivo l'introduzione di una Tremonti-ter, è il presidente dell'Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) Eugenio Razelli, nel corso dell'assemblea annuale dell'associazione, a Roma, alla presenza, tra gli altri, del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo.

Razelli chiede, poi, di reintrodurre, anche, per alcune categorie di beni strumentali (per esempio, per esigenze di rinnovo tecnologico o per miglioramento ambientale) gli ammortamenti accelerati e anticipati, cancellati dalla Finanziaria per il 2008. Accanto a ciò, fondamentale, prosegue Razelli, è intervenire, anche, sulla leva fiscale per ridurne il carico, eccessivo, e attualmente pari al 4,6% del Pil, contro una media europea del 3,8 per cento. «È un record - sottolinea Razelli - a cui rinunceremmo volentieri, considerato come le nostre imprese versano nelle casse dell'Erario oltre 81 miliardi di euro l'anno, più del 22% dell'intero gettito europeo, e praticamente un quinto delle intere entrate tributarie nazionali». Un trend, peraltro, in continua crescita, che ha fatto lievitare di oltre 10 miliardi, negli ultimi 5 anni, l'esborso delle imprese automotive.

Un settore che, quest'anno, non se la sta cavando proprio al meglio. A pesare, infatti, è soprattutto il vero e proprio crollo del settore auto che, nei primi otto mesi dell'anno, ha segnato una flessione del 12 per cento. Male, principalmente, la produzione, scesa, a luglio, di 15 punti percentuali, e con una preoccupante parabola discendente, che dovrebbe attestare, a dicembre, il calo intorno al 13 per cento. A spingere giù il settore veicoli, nel 2008, oltre alle auto, anche i caravan, con una diminuzione del 14% e i bus, in calo dell'1,6 per cento. Su questi ultimi, pesa il dato negativo delle assegnazioni di gara d'appalto: nei primi 8 mesi del 2008 sono state assegnate solo 600 gare, rispetto alle circa 840 dello stesso periodo 2007. Si salvano, invece, autocarri e rimorchi, con aumenti tra il 6 e il 7 per cento. «Anche a livello europeo - spiega il presidente Razelli - il mercato delle automotive è in calo, del 4,4%, con il picco della Spagna che perde oltre il 20 per cento». Ma si salvano i marchi italiani, prosegue, che hanno mantenuto o, in alcuni casi, addirittura, aumentano la propria penetrazione in tutti i comparti della filiera.

E tra le nuove sfide che vedono impegnato il settore automotive italiano, spicca quella di investire e scommettere sempre di più sulle nuove fonti energetiche: biocarburanti, petrolio sintetico, metano ed elettrico: tutti in grado di ridurre l'inquinamento e di migliorare sensibilmente la qualità di vita dei cittadini. Da segnalare, poi, l'impegno delle case automobilistiche italiane che, attraverso le nuove vetture euro 5 e euro 6 (a regime entro il 2015), sono in grado di ridurre del 90% le emissioni inquinati. Discorso a parte, spiega Razelli, merita la Co2 e l'intento europeo di fissare la quota di emissione a 120 g/km. «Sarebbe - dice - un impegno già di per sé molto gravoso per i costruttori e se, poi, si aggiungono le pesanti multe per le eventuali violazioni, il rischio è quello di far chiudere molte aziende».

Note dolenti, infine, sul fronte dei trasporti. Mentre scendono i prezzi delle auto, nonostante abbiano sempre più tecnologia a bordo, le spese di trasporto e di logistica nel nostro Paese sono l'8% più care che nel resto dell'Europa, con un costo di congestione di 19 miliardi di euro l'anno. Tra le causa: infrastrutture sature e offerte non più adeguate, a cui si aggiunge una cronica carenza di servizi di trasporto merci e passeggeri. Insomma, crisi a tutto tondo, che richiede un intervento davvero immediato.

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