Rallenta la stima di crescita dell'economia italiana e peggiora, di poco, il quadro di finanza pubblica. Ma nessun intervento correttivo è in programma: basta e avanza quello da 31 miliardi tra il 2009 e il 2011, anticipato col decreto d'agosto. La crescita reale 2008 dovrebbe calare allo 0,1% dallo 0,5%; ma l'obiettivo di deficit di quest'anno rimane al 2,5% del Pil. Al 2011, dal "quasi pareggio" rappresentato da un passivo dello 0,1% del Pil si sale a un deficit dello 0,3 per cento. Insomma, il miglioramento rimane, con un lieve rallentamento.
È questa la nuova situazione descritta dalla Nota di aggiornamento del Dpef, che il Tesoro presenta oggi in Consiglio dei ministri insieme a Finanziaria e bilancio di previsione per il prossimo triennio. Rallenta altresì, sempre lievemente, la media delle correzioni strutturali che l'Italia deve effettuare sul deficit delle Amministrazioni: dallo 0,5% del Pil annuo cala verso un valore medio più vicino al 0,4 per cento.
La dinamica reale del Pil si ridurrebbe insomma, nel 2008, di quattro decimi di punto senza aggravi sul saldo. In altri tempi, si sarebbe dato per probabile un peggioramento del deficit vicino allo 0,2 per cento. Oggi, l'elasticità delle entrate e altri fattori seguono percorsi meno prevedibili. Poi, un po' di inflazione in più sostiene il Pil nominale, attenuando le conseguenze del rallentamento sui saldi di bilancio.
Il bilancio a legislazione vigente già sconta gli effetti del decreto-manovra. La Finanziaria ne rispecchia dunque la struttura, più alcune voci: 3 miliardi per i contratti pubblici, compresi 200 milioni di premi per i meritevoli. Quindi, le proroghe di agevolazioni fiscali, dall'Irap agevolata in agricoltura agli sconti per gli asili nido e altro ancora.
Nulla di più invece, nelle tabelle che scandiscono le dotazioni delle leggi di spesa, di quel che resta dopo la tosatura di agosto. Parziale eccezione, alcune spese in conto capitale (per la Difesa) e altre legate ad accordi internazionali.
Finanziaria e Bilancio sono state illustrate in mattinata al Quirinale dal ministro dell'Economia,Giulio Tremonti. Un atto di cortesia istituzionale, usuale nel giorno che ne precede il varo da parte del Governo. E tuttavia significativo, poiché è stato proprio il presidente della Repubblica, in una dettagliata nota emessa lo scorso1 �agosto, amotivarele ragioni della sua contrarietà a un eventuale anticipo all'estate della Finanziaria. Ipotesi che era emersa con forza proprio in quelle ore. Nella nota si ricordava che Napolitano aveva già "acconsentito" all'emanazione del decreto-legge che ha anticipato la manovra annuale e pluriennale di finanza pubblica. Decreto poi divenuto legge che, di fatto, ha consentito di acquisire, e con largo anticipo rispetto agli usuali tempi della legge di bilancio, la manovra di finanza pubblica per il 2009.
In quella stessa occasione, Napolitano ha sottolineato come la presentazione della Finanziaria non possa che avvenire contestualmente al varo del Bilancio a legislazione vigente. «Non si tratta del rispetto di inutili formalismi, poiché la finanziaria, anche se limitata all'indicazione dei saldi ed alle tabelle, serve comunque a modificare la legislazione vigente ». Contestualità che, come del resto avviene da anni, sarà oggi pienamente rispettata con la presentazione in Parlamento di entrambi i documenti, corredati dalla Nota di variazione del Dpef.