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Urgente dare segnali per minimizzare la gravità e la durata del ciclo

di Fabio Pammolli e Nicola C. Salerno (Cerm)

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14 NOVEMBRE 2008

Dopo le previsioni macroeconomiche diffuse dall'OCSE e lo scenario tratteggiato nel Bollettino della BCE (documenti entrambi pubblicati ieri), oggi la conferma arriva dai dati sul PIL nel terzo trimestre 2008. Destagionalizzato e corretto per i giorni lavorativi in calendario, il PIL italiano è diminuito di 0,5 p.p. rispetto al precedente trimestre, e dello 0,9 rispetto al terzo trimestre del 2007. La recessione attende l'Europa e l'Italia è il "malato" più grave.
Se si leggono assieme i comunicati diffusi oggi dall'ISTAT e da EUROSTAT, i dati suscitano allarme per tre ordini di ragioni:

- Come si legge nel comunicato diffuso dall'ISTAT, per l'Italia si tratta, nel contempo, della peggiore variazione congiunturale e della peggiore variazione tendenziale almeno dal 2000 (il periodo preso in esame nel comunicato);
- Alla diminuzione concorrono tutti i settori (industria, servizi, agricoltura), a testimoniare la pervasività raggiunta dal ciclo economico negativo;
- In termini congiunturali, l'Italia è, assieme alla Germania e al Regno Unito, il Paese che fa registrare la riduzione più ampia in UE-15. La media dell'Area Euro è di -0,2 per cento, quella dell'UE-27 anch'essa di -0,2 per cento, mentre gli Stati Uniti (il Paese prima e direttamente investito dalla crisi finanziaria) fanno registrare un -0,1 per cento;
- In termini tendenziali, l'Italia resta sola, superata in negativo soltanto da Paesi newcomer in UE (Estonia, Latvia). Il -0,9 italiano si confronta con il +0,7 dell'Area Euro, il +0,8 dell'UE-27, il +0,8 degli Stati Uniti. Spiccano, non perché i valori più positivi ma perché di Paesi con cui spesso ricorre il paragone, il +3,1 della Grecia (+0,5 nella congiuntura), e il +0,9 della Spagna (-0,2).

Se i dati sui prezzi diffusi ieri dall'ISTAT, assieme alle previsioni dell'OCSE sull'inflazione nei prossimi due anni (un atterraggio lento verso una inflazione dell'1,3 per cento in Area Euro), lasciano in secondo piano il rischio deflazione, i veri pericoli sono la gravità e la durata della recessione, con l'Italia che, causa le sue storiche debolezze di struttura (concorrenza, mercato del lavoro, welfare e ammortizzatori, produttività, etc.), è la più esposta.

È da evitare un Dicembre "gelido" che avrebbe un impatto pesantissimo sulle aspettative per il 2009, sia dal lato dei consumatori che degli operatori sui mercati. Servono quelle misure incisive già ieri richieste a commento del dato sui prezzi al consumo di Ottobre:

- L'anticipazione dei saldi con la piena liberalizzazione degli sconti, per risvegliare la domanda e farle trainare la produzione;
- Al medesimo fine, un provvedimento di detassazione delle tredicesime selettivo nel livello di reddito, in modo tale da non disperdere le risorse su una platea troppo ampia e sostenere i consumi proprio nelle fasce in cui la propensione a spendere è maggiore (ogni Euro in più innalza il vincolo di bilancio alla spesa);
- L'annuncio e l'avvio di un programma di public procurement competitivo per le grandi opere di infrastrutturazione/interconnessione e la ricerca, contribuendo a stimolare domanda/produzione ma vincolando la spesa pubblica ad obiettivi essenziali per il Paese. Questa azione volgerebbe a finalità anticicliche degli interventi di cui l'Italia ha bisogno al di là del ciclo.

Di mezzo c'è il non facile compito, da un lato, di far capire l'importanza di liberalizzare saldi e sconti ai diretti interessati (i commercianti) e, dall'altro, di reperire le coperture necessarie per la detassazione e l'avvio dei progetti di public procurement. Compito con cui ci si deve misurare da subito.
www.cermlab.it

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