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E-commerce al ribasso negli Usa. La crisi corre anche sul Web

di Gianni Rusconi

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26 novembre 2008

Lo shopping online frena negli Usa anche in visita del Natale . In Italia invece il commercio elettronico è in accelerazione

Lo dice il Dipartimento del commercio statunitense e quindi la fonte è più che attendibile. Le vendite al dettaglio via Internet negli Stati Uniti sono in flessione. E se il bilancio del terzo trimestre dell'anno il bilancio è stato tutto sommato accettabile, con una crescita del volume d'affari dell'e-commerce del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2007, il consuntivo parziale di novembre (stando ai dati della società di ricerca comScore) è addirittura in passivo.

Lo shopping online a stelle e strisce è infatti calato, nel confronto anno su anno relativamente ai primi 23 giorni di questo mese, di quattro punti percentuali in relazione a un fatturato di 8,2 miliardi di dollari. Anche il Web, sotto il profilo degli acquisti al consumo, è quindi finito in rosso e il risultato arriva dopo una serie di segnali poco incoraggianti. Lo scorso maggio gli analisti di eMarketer avevano ipotizzato per le vendite via Internet al dettaglio americane una flessione del 14,3% rispetto al 2007, a inizio ottobre erano arrivate le statistiche governative e ora ecco quelle sopra citate. La recessione e la crisi economica hanno dunque fatto una vittima eccellente là (negli States) dove il bubbone è scoppiato prima.
L'attesa per l'andamento degli acquisti da qui a fine anno è ora grande e la sensazione espressa dagli addetti ai lavori è quella di un mercato che riuscirà comunque a chiudere per lo meno in pareggio rispetto all'ultimo bimestre del 2007 e con un incremento su base annua inferiore della metà rispetto a quello del 2007. I numeri sono presto detti: la crescita stimata da Forrester Research per il periodo natalizio è del 12%, la più bassa di sempre, la cifra che ogni singolo consumatore spenderà sul Web per i regali sarà a detta della Consumer Electronics Association di 200 dollari in meno rispetto all'anno passato e per finire (ancora dati comScore) ad oggi il salto in avanti dell'e-commerce Usa è stato del 9%, quando un anno fa si viaggiava a fine novembre intorno al 19%.
Leggendo le note pubblicate dalle società di ricerca, le motivazioni alla brusca frenata dei consumi on line sono una sorta di ritornello monocorde: i prezzi inflazionati sui beni di base, i freni al credito e il crescente numero di licenziamenti nelle aziende stanno avanzando pressioni economiche che impongono di spendere meno. Questo il messaggio che alle orecchie dei retailer, on line e non, suonano come un allarme rosso, visto e considerato che la stagione delle vacanze natalizie porta il 40% dell'intero fatturato annuale. Secondo Forrester gli americani spenderanno alla fine sul Web sotto Natale "solo" 44 miliardi di dollari (contro i 39 miliardi del 2007) e la maggior parte di questi saranno dovuti agli acquisti di circa un quinto degli attuali shopper cibernetici.

E in Italia? Gli acquisti su Internet nel 2008, nonostante la crisi, supereranno i sei miliardi di euro (si va oltre sette arriva se si contano anche le operazioni effettuate da siti esteri) con una crescita rispetto al 2007 di oltre il 20%. Il tutto grazie all'ormai abitudinaria propensione allo shopping in Rete di circa sei milioni italiani, molti dei quali vedono nel Web il canale migliore per comprare pacchetti viaggio (il turismo da solo rappresenta il 56% dell'intero settore e crescerà nel 2008 del 28%). I dati li ha forniti di recente l'Osservatorio Netcomm della School of Management del Politecnico di Milano e se da una parte danno l'idea di un Paese che intensifica in modo costante il proprio rapporto con i media digitali dall'altra vanno comparati con quelli dei Paesi più maturi in materia di e-commerce. Lasciando stare gli Usa, in Francia, sebbene il consuntivo di crescita previsto per il 2008 sia in diminuzione rispetto all'anno precedente (27% contro 34%), il volume d'affari dello shopping on line arriverà a superare quota 20 miliardi di euro. Tre volte tanto il valore del mercato italiano. E la crisi deve ancora farsi sentire.

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