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Il nuovo obiettivo di Brunetta: «Donne in pensione alla stessa età degli uomini»

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13 dicembre 2008

Equiparazione dell'età di pensionamento tra uomini e donne nei lavoratori della pubblica amministrazione. È l'obiettivo che il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, intende perseguire. «L'obiettivo - ha annunciato da Stresa nel corso del Forum "Terza economia, sempre più valore alla terza età" - è l'equiparazione maschi e femmine nell'età di pensionamento».

«Basta con l'ottica di compensazione, di discriminazione, con l'ottica paternalista per cui le donne sarebbero privilegiate perchè penalizzate nella fase di maternità. Perseguirò l'obiettivo di perequazione, ovviamente verso l'alto, tra maschi e femmine per quanto riguarda il pensionamento». Questo, ha spiegato Brunetta, «per fare giustizia e per perseguire quegli obiettivi di innalzamento del tasso di occupazione, grande gap del nostro Paese rispetto agli altri». «Potrebbe essere l'occasione - ha concluso il ministro - per estendere questa logica a tutto il sistema», anche privato. Un'opzione non gradita, però, alla Cgil, che per bocca del segretario confederale della Fp, Carlo Podda, ha respinto la proposta al mittente.

«Dal ministro Renato Brunetta - ha invece commentato Giuliano Cazzola (Pdl), vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera - giungono segnali forti di riformismo anche per quanto riguarda l'età pensionabile delle lavoratrici, dopo la sentenza dell'Alta Corte di Giustizia che ha condannato l'Italia per discriminazione di genere perché l'ordinamento pensionistico del settore pubblico prevede un requisito di 60 anni per la vecchiaia delle donne a fronte dei 65 previsti per gli uomini» lo afferma in una nota .

«Non ha più alcun senso - ha proseguiti Cazzola - un risarcimento postumo; le lavoratrici hanno bisogno di particolari tutele in altri periodi della vita. Ben una donna su nove lascia il mondo del lavoro in seguito alla maternità: due su tre spiegano tale scelta, volontaria o dettata da valutazioni economiche, con esigenze di cura e di assistenza dei figli. Nell'ambito della componente femminile, quelle caratterizzate dai tassi di occupazione più elevati in ogni fascia d'età sono le così dette persone isolate (single, divorziate senza figli, eccetera)».

«Per la donna che vive in coppia si assiste ad un vero e proprio crollo del tasso di occupazione, in particolare tra i 25 e i 44 anni, quando si passa dall'essere senza figli all'averne. Nella prima condizione le donne in questa fascia d'età hanno mediamente tassi d'occupazione elevati, pari al 75,5 per cento; una volta che arrivano i figli il tasso scende al 54,5 per cento. Occorre - ha concluso Cazzola - favorire il più possibile la permanenza al lavoro delle donne attraverso misure di conciliazione tra il lavoro e la famiglia, a partire dal part time».

Come la Cgil, invece, alla proposta di Brunetta si dice contraria anche la Uil. «Non penso che così si possa risolvere il problema», ha commentato il segretario generale della Uil Pa, Salvatore Bosco «Una questione come quella delle pensioni deve essere affrontata in un contesto più ampio - ha detto Bosco - va affrontato in un tavolo negoziale. Con la parità, in questo momento, non si risolve il problema».

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