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Sia al rialzo sia al ribasso, le oscillazioni negli ultimi mesi sono state molto violente. Che ruolo ha avuto la speculazione nel balzo dei prezzi delle materie prime energetiche che ha conosciuto il suo picco in luglio?
Non credo che sui prezzi del greggio ci sia stata una speculazione, non almeno nel senso disonesto del termine. E' vero invece che a un certo punto c'è stata una certa ‘'infatuazione'' per il petrolio. Gli investitori sapevano bene che c'era uno squilibrio tra domanda e offerta a lungo termine e dunque quando si è trattato di collocare i loro soldi in una fase di crisi economica, il petrolio ha assunto lo status di un bene rifugio. Tutti, ad un certo punto, si sono messi a fare la stessa cosa. E il sistema è entrato in cortocircuito. Abbiamo assistitito, cosa piuttosto rara, ad un aumento dei prezzi petroliferi nel momento in cui erano già evidenti i segnali della crisi economica, mentre quella finanziaria era, di fatto, partita. La sequenza tra queste due crisi è diventata a un certo punto confusa, ma credo che lo scoppio della bolla sui mutui subprime, che ha fatto a sua volta da detonatore alla crisi economica, abbia innescato l'inversione di tendenza sui prezzi delle materie prime energetiche. Quando società come Lehman Brothers o altre falliscono, devono chiudere tutte le loro posizioni, tutto ciò che hanno di liquido. Ebbene, alla fine il petrolio è entrato in questa follia collettiva.
L'aumento non solo è stato troppo rapido, ma troppo elevato. Ora, il ribasso è ancora più rapido, più forte, anomalo, e soprattutto pericoloso, per le ragioni che ho già citato.
Che cosa le fa prevedere, allora, che a medio e lungo termine i prezzi torneranno, non solo a salire, ma resteranno elevati?
Innanzitutto non ci troviamo all'inizio di un ciclo, tenuto conto sia delle tensioni geopolitiche sia delle limitazioni nella produzione, che restano forti. E non ci sono nemmeno problemi di riserve. Scoperte recenti ci permettono di affermare che il petrolio è assicurato almeno per i prossimi cent'anni. Però continuiamo ad avere un livello di produzione insufficiente e quindi, globalmente, abbiamo in concreto un deficit energetico. Non oggi, perché c'è una crisi della domanda. Ma di sicuro a medio-lungo termine, soprattutto con il fabbisogno dei grandi Paesi emergenti.
Anche Cina e India pero' stanno rallentando, e non di poco.
Rallentano, appunto, ma non smettono di crescere. Le faccio un esempio, citando alcune cifre tra due realtà quasi estreme. Negli Stati Uniti ci sono 800 vetture per ogni mille abitanti, In Cina questo rapporto è di 30 per ogni mille. Anche ammettendo che negli Usa, con i nuovi comportamenti legati alla crisi, questa densità si riduca e anche ammettendo che la Cina non toccherà mai lo stesso livello fermandosi, diciamo, a 300 vetture per abitante, siamo sempre a un fattore di uno a dieci. Quindi, di fronte a tali necessità, i livelli di produzione restano insufficienti. E' qui la grande differenza, che ci farà restare a lungo in un contesto di limitazione dell'offerta e non della domanda. Da qui, l'importanza di continuare a lavorare sulla riduzione dei consumi.
Total vuole giocare un ruolo sempre più importante anche nelle energie rinnovabili e sul nucleare in particolare. Di recente avete siglato una partnership con Areva e Suez per fornire agli Emirati Arabi Uniti due reattori nucleari Epr. Perché questa scelta? E dove volete arrivare?
E' una politica in linea con la nostra strategia e con la nostra visione delle cose. La strategia è chiaramente impostata sugli idrocarburi. Resta la priorità, il core business di Total. Ci sono grandi investimenti da fare per rendere gli idrocarburi meno inquinanti e ciò ci terrà occupati per molto tempo a venire. Siccome, però, siamo noi stessi a dire che quando la crisi sarà passata torneremo ad una situazione di squilibrio tra domanda e offerta, a detrimento della domanda, è perfettamente normale che ci posizioniamo nelle energie non sostitutive, ma nuove e rinnovabili. Perché è di un complemento energetico ciò di cui abbiamo bisogno e non di fonti sostitutive. Tantopiù, piccola parentesi, che con un prezzo del barile a 50 dollari, le stesse energie rinnovabili faranno fatica ad imporsi sul mercato.
Abbiamo dunque deciso di svilupparci nel nucleare, nella biomassa di seconda generazione, nel cosiddetto carbone pulito. Anche se ci sono ancora alcuni aspetti da mettere a punto per quanto riguarda la sicurezza delle scorie e del loro trattamento, il nucleare offre un vantaggio indiscutibile: quello di bassissime emissioni di Co2. E' dunque naturale posizionarsi nel medio termine per vedere se, indipendentemente dal nostro ruolo di ‘'petrolieri'', siamo in grado di giocare un ruolo come gruppo energetico: fornitore al tempo stesso di energie fossili ed energie rinnovabili.
I profitti di Total sono sempre oggetto di grandi polemiche. Di recente Ségolène Royal ha proposto una sovrattassa sul vostro utile per finanziare le pmi in difficoltà e gli investimenti nelle energie rinnovabili. Come reagisce a questo dibattito?
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