Si salverà ma sarà meno generoso: l'attuale bonus energia del 55% collegato alle ristrutturazioni edilizie dovrebbe scendere a quota 40-45 per cento. Anche se la nuova collocazione dell'asticella non è ancora ufficiale e potrebbe riservare nuove sorprese. In ogni caso alla Camera la maggioranza appare decisa a fare marcia indietro rispetto alla soppressione integrale dell'agevolazione, con effetto retroattivo, prevista del decreto anticrisi. E, come emerge dal vertice tenutosi a Montecitorio, appare anche intenzionata a rimodulare il bonus famiglia per premiare maggiormente i nuclei più numerosi, ad estendere la dote, o il raggio d'azione, degli ammortizzatori sociali e a correggere le misure sull'Iva e sui controlli fiscali.
Niente da fare invece per la rottamazione auto: il Governo ribadisce che l'unica strada eventualmente percorribile è quella europea. Anche se la rottamazione potrebbe essere inserita nel decreto milleproroghe, che sarà varato dal Consiglio dei ministri del 18 dicembre. Ancora da sciogliere il nodo dei mutui. Dopo l'allarme lanciato dai tecnici della Camera sul rischio ricorsi per la «disparità» tra i mutui a tasso fisso e quelli a tasso variabile, esclusivi destinatari delle agevolazioni, la maggioranza sta valutando la situazione. Ma il sottosegretario Luigi Casero difende la scelta del Govenro.
Diverso l'atteggiamento dell'Esecutivo sul Bonus energia. Dal vertice alla Camera sui correttivi da introdurre al decreto anzitutto arriva non solo l'ok alla rinuncia (già annunciata dal ministro Giulio Tremonti) alla stop retroattivo sull'eco-bonus, ma giunge anche il via libera alla cancellazione del principio del silenzio-rifiuto. E, soprattutto, al mantenimento del credito d'imposta in versione automatica seppure in una forma più contenuta. Con una sola riserva: l'operazione dovrà essere compatibile con i vincoli di bilancio. Di qui l'incertezza sulla «ricollocazione» dell'agevolazione.
Il vertice, al quale partecipano anche i capigruppo di Pdl e Lega al Senato, apre la strada anche a un altro cospicuo pacchetto di modifiche. Anche perché, alla luce della ristrettezza dei tempi a disposizione per la conversione del decreto, solo la Camera avrà la possibilità di emendare il testo, sul quale le commissioni Bilancioe Finanze si dovranno pronunciare entro il 23 dicembre. Il 9 gennaio il testo passerà all'Aula di Montecitorio, dove il Governo potrebbe ricorrere alla fiducia. Che appare già certa al Senato, dove il provvedimento arriverà «blindato». Un percorso che non piace affatto all'opposizione.
Dal vertice emerge anche l'esigenza di rivedere gli «scaglioni» previsti per l'attribuzione del bonus familiare (da 200 a mille euro) con l'obiettivo di riequilibrare la platea dei beneficiari. Confermata l'intenzione di irrobustire gli ammortizzatori. Sugli accertamenti fiscali, la maggioranza considera troppo oneroso l'aggio al 10%. E punta anche a specificare nel testo il volume d'affari dei soggetti interessati al meccanismo dell'Iva di cassa.