L'accordo raggiunto al Consiglio europeo, che ora passerà al vaglio del Parlamento europeo, è ormai noto come pacchetto "20-20-20". Una percentuale che indica la strada da percorrere da qui al 2020: più efficienza energetica, meno emissioni di CO2 e più energie rinnovabili. In questo caso, però, l'obiettivo italiano da raggiungere è del 17% sul mix energetico nazionale. Da che percentuale partiamo? La Commissione europea ha considerato il 5,2% di energie rinnovabili che componevano i consumi finali di energia in Italia nel 2005. Bisogna quadruplicarlo. Quanto all'energia elettrica, oggi siamo a una percentuale del 15,8%, e per arrivare alla meta europea dobbiamo raggiungere il 30%. Marco Pigni, direttore di Aper, l'associazione italiana dei produttori da energie rinnovabili, dice che puntando su vento, sole, biomasse e idroelettrico di piccola taglia possiamo farcela. Che è una sfida, ma soprattutto un'opportunità. Anche se, entrando nel merito del provvedimento, un giudizio dettagliato di quanto deciso oggi a Bruxelles è difficile, visto che «le informazioni sono ancora frammentarie».
L'industria dell'energia pulita può però trarre le prime conclusioni...
Certamente. Iniziamo col dire che la condivisione unanime degli obiettivi, con il principio base del 20% di rinnovabili entro il 2020 (il 17% per l'Italia), è molto importante. Finalmente abbiamo un quadro europeo entro cui muoverci. A patto che l'europarlamento approvi la decisione del Consiglio. Permangono, però, alcuni dubbi.
Quali?
Alcuni elementi non sono ancora del tutto chiari. Pare che gli obiettivi intermedi per le rinnovabili al 2014 non siano vincolanti ma indicativi. Poi c'è la clausola al 2010 (la quale parametra la road map europea alle scelte ambientali di Usa, Cina e India, ndr). E' comprensibile a livello geopolitico, anche, se, ovviamente, toglie certezze alla nostra industria che ha bisogno di orizzonti chiari e certi per gli investimenti e l'accesso al credito. E poi non è stato sottolineato abbastanza che questo percorso è ricco di opportunità per lo sviluppo e l'occupazione.
E' anche ambiziosa. Partiamo dal 5,8% di rinnovabili. Dobbiamo arrivare al 17% in poco più di dieci anni. E' possibile?
Sì, possiamo farcela a patto che vengano semplificate e rese più certe le procedure autorizzative. Ci vogliono linee guida nazionali che rendano uniformi le norme regionali. Non solo: deve essere mantenuto in regime di incentivi costante e certo. E poi la rete elettrica va potenziata, eliminando i colli di bottiglia e spingendo sulle reti intelligenti che possono favorire la generazione distribuita.
Ipotizziamo che l'Italia raggiunga gli obiettivi. Come sarà composto il mix energetico di energia rinnovabile nel 2020?
Secondo i nostri calcoli la parte del leone la farà l'eolico. Oggi la capacità installata è di 3.200 Megawatt, può arrivare a 14mila MW. Poi c'è il fotovoltaico. Due anni fa si fermava a 30 Megawatt. Oggi è a 230 MW, nel 2020 può raggiungere più di 5mila MW. Quanto alle biomasse, oggi si attestano a 2mila MW, arriveranno a 5mila. Poi l'idroelettrico di piccola taglia. Oggi siamo a mille Megawatt, possiamo arrivare a 2.500.