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Piano voli di Alitalia: Fiumicino-Malpensa finisce 13 a 3

di Marco Alfieri

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30 dicembre 2008

Dedicato «A chi cerca una nuova partenza...». Con la "A" che richiama la tradizionale pinna tricolore Alitalia.

Perché il paradosso è che la vecchia scarburata Magliana, dopo il breve interregno Cai, da domani tornerà a chiamarsi, appunto, Alitalia. E' uno dei punti all'odg dell'assemblea Cai di stamattina a Milano. Bruxelles all'inizio voleva imporre la rivisitazione del logo per segnare la discontinuità tra vecchia e nuova compagnia, ma alla fine le difficoltà legate alla modifica della sigla Iata Az, hanno aperto la strada al più classico dei ritorni all'antico.

É bastato aprire i giornali di ieri per accorgersene. Nell'ultima pagina dei principali quotidiani campeggiava il lancio pubblicitario della nuova Alitalia. «Il 13 gennaio – recita l'inserzione – dall'unione di Alitalia ed Air One, nasce la vostra nuova compagnia aerea. Forte dei valori della migliore tradizione aeronautica italiana, di un nuovo e ampio network di collegamenti e di una flotta moderna ed efficiente». Dal 13 gennaio, dunque, «è operativo il nuovo programma di voli, acquistabili da subito».

Il che significa che alla fine di un lungo gioco dell'oca la Magliana tornerà alla casella di partenza, quanto a nome, logo e, probabilmente, a partner internazionale (Air France). In mezzo, un complicatissimo risiko con tanto di gravoso accollo (circa 1,5 miliardi di sola bad company) caricato sulle spalle dei contribuenti italiani e di supervalutazione di Air One (790 milioni di fair value), specie se rapportata ai 1.052 milioni pagati da Cai per l'acquisto delle attività di Alitalia che, ripulita dai debiti, ha un fatturato di 5 volte il gruppo di Carlo Toto e in pancia ricchi slot sui principali scali europei. Ma è chiaro che su Colaninno e sulla valutazione finanziaria (a meno Toto non avrebbe venduto), ha pesato il pressing di Intesa San Paolo, decisa a rientrare dai crediti vantati verso Air One, che stavano diventando un problema per la banca guidata da Corrado Passera.

Dal 13 gennaio, quindi, il network sarà unificato: 70 destinazioni di cui 23 nazionali, 34 internazionali e 13 intercontinentali per un totale di 670 voli al giorno (nel gennaio 2008 ne facevano 1.050). Nel dettaglio, il nuovo operativo prevede 66 destinazioni da Fiumicino: 21 domestiche, 32 internazionali, 13 intercontinentali. 35 da Milano di cui 11 domestiche (6 da Linate e altre 5 spalmate tra Malpensa e il Forlanini), 21 internazionali (7 da Linate, quella sul Parigi CdG operata da entrambi gli scali, e 13 da Malpensa) e 3 intercontinentali dallo scalo varesino. E 23 dalle altre 4 basi regionali (6 da Torino, 4 da Catania, 10 da Napoli e 3 da Venezia), «per consentire - da piano industriale - collegamenti più rapidi in e dall'Italia». Anche se proprio ieri, il sindaco di Genova Marta Vincenzi, ha scritto una lettera di fuoco all'Enac: «i due vettori insieme garantivano 16 voli, il nuovo operativo Cai solo 9, così non va affatto».

Su Malpensa per ora è lo stesso, al di là della faccia scura del fronte nordista. Rispetto al piano Fantozzi inaugurato il 14 novembre, che già tagliava ulteriormente rotte e voli rispetto al de-hubbing di Maurizio Prato, dal 13 gennaio gli intercontinentali passano da 20 misere frequenze settimanali (Az+ Ap) ad appena 13 (7 New York, unico collegamento giornaliero garantito, 3 Tokyo e 3 San Paolo). L'integrazione, infatti, cancella il Malpensa-Chicago quotidiano operato da Air One. Così per volare italiano sulla città di Obama, d'ora in poi bisognerà partire da Roma.

Il fatto poi che le tratte su Parigi restino spalmate sui due scali milanesi fa pensare che il partner sia proprio Air France (che diventerebbe primo socio al 25%). I francesi sono già partner Alitalia dal 2001 e c'è un coordinamento nei voli Italia-Francia: smontarlo costerebbe troppo tempo e denaro. La stessa richiesta dei vertici Cai di riequilibrare la spartizione degli utili delle tratte comuni (specie il feederaggio di traffico italiano sul CdG), è un altro segno che porta dritti al matrimonio con Parigi.
Resta invece aperto l'intricatissimo dualismo Milano-Roma. «A Malpensa ci saremo se Linate opererà come city airport», è il mantra ufficiale del duo Colannino-Sabelli. Non a caso l'ultimo aggiornamento al piano industriale Cai ipotizzerebbe il ritorno su Milano di 14 voli a lungo raggio (fra gli altri il Miami, il Chicago, lo Shangai e l'introduzione del Rio de Janeiro e del Pechino), solo nel caso il governo si accordasse con l'Ue per ridimensionare il Forlanini (che per ora resta centrale nel business Cai). Se Linate dimagrisce, tutti i prossimi incrementi sul lungo raggio verranno messi a Malpensa, abbozzano ecumenicamente fonti Cai. Altrimenti, il network in vigore (13 rotte da Fiumicino e solo 3 da Malpensa) è definitivo.

Nel frattempo, proseguono gli incontri sindacati-Cai sul re-impiego del personale navigante. Al centro dei negoziati i criteri di assunzione, anche se Anpac continua a criticare la scelta di far sedere al tavolo quattro sigle (Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Ugl) che controllano nemmeno 200 piloti su oltre duemila.
  CONTINUA ...»

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