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Contratti, buste paga più pesanti

di Giorgio Pogliotti

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27 GENNAIO 2009

Un incremento della retribuzione reale pari a 1.218 euro lordi l'anno tra il 2009 e il 2011 (+4,6%) per effetto della riforma del modello contrattuale firmata a Palazzo Chigi, cui si aggiunge un vantaggio fiscale di 360 euro l'anno sugli aumenti di produttività.
È il Centro studi di Confindustria a stimare l'effetto sulle buste paga del nuovo sistema contrattuale, calcolando che la retribuzione media annua nel prossimo triennio crescerà di 2.523 euro (+9,4%), salendo da 26.729 a 29.252 euro lordi. Gli aumenti economici del contratto nazionale, secondo il nuovo modello, sono legati all'indice previsionale dei prezzi al consumo armonizzato europeo (Ipca), depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati, che prende il posto dell'inflazione programmata. La crescita delle retribuzioni «è stata calcolata sulla base dell'inflazione realisticamente prevedibile in base alle stime più aggiornate », spiega il Csc diretto da Luca Paolazzi, ricordando che il 2008 è stato un anno "anomalo" per la dinamica dei prezzi al consumo. L'Ipca lo scorso anno è stato del 3,5%, e lo stesso indice depurato dell'energia si è attestato al 2,9 per cento. Ma lo scenario nel 2009 è cambiato, la bolla petrolifera si è sgonfiata e nei Paesi europei l'inflazione tende a convergere all'obiettivo Bce appena sotto il 2%. L'analisi del Csc evidenzia che le buste paga potranno beneficiare del riferimento all'inflazione al netto dell'energia che nel prossimo triennio sarà del 5,1% cumulato, leggermente sopra di quella totale (4,7%).

Lo studio del Csc si chiede cosa sarebbe accaduto se in passato fosse stato applicato questo modello. Per effetto della riforma che sposta il baricentro sulla contrattazione decentrata, una parte più consistente si sarebbe negoziata al secondo livello in cambio di maggiore produttività. Quindi, secondo Confindustria, tra il 2004 e il 2008 le retribuzioni reali annue sarebbero aumentate di 1.031 euro (79 euro lordi al mese in più), grazie alla maggiore produttività e all'inflazione più bassa (+8,9% cumulato secondo l'indice armonizzato Ipca, contro l'11,4% osservato effettivamente).


Conclusioni opposte della Cgil
La Cgil è arrivata a conclusioni opposte, stimando una perdita di 1.357 euro tra il 2004 e il 2008. Questa perdita è dovuta a un valore punto basato sui minimi tabellari (in media 15,74 euro sono attribuiti ad ogni punto di inflazione per stabilire gli aumenti salariali), che è più basso del valore punto attualmente adottato dalle categorie (in media 18 euro). Moltiplicando il 2,5% (tasso d'inflazione medio del quadriennio) per 18 euro si ottiene un incremento di 2.160 euro. Mentre moltiplicandolo per 15,74 euro (il nuovo valore) la cifra si riduce a 1.889 euro (-271 euro). «Confindustria non lo dice esplicitamente – sostiene Agostino Megale (Cgil) , ma dall'intesa separata sembra confermata anche la riduzione del valore punto (-15%) su cui calcolare l'inflazione nei contratti che rappresenta una perdita strutturale». Ai 271 euro, secondo la Cgil, va aggiunta la perdita legata al fatto che l'indicatore Ipca è depurato della componente energia: «Tra il 2004-2008 l'indice generale registra una crescita media annua del 2,5% e quello depurato dell'energia del 2,1%», pari ad un ulteriore «danno» economico di 406 euro.
Confindustria contesta i calcoli della Cgil, giudicandoli «parziali e distorti», e comunque «riferiti al passato». Per calcolare l'impatto del nuovo modello, secondo il Csc bisogna considerare due aspetti: «La minore inflazione dovuta al minor aumento del costo del lavoro a livello di contrattazione collettiva nazionale» e «il maggior aumento di produttività e delle retribuzioni reali a livello aziendale».

Anche la Cisl contesta le conclusioni della Cgil. Prendendo a riferimento il periodo 2004-2008 – spiega il tasso d'inflazione programmata cumulato è cresciuto del 9%, mentre il nuovo modello contrattuale avrebbe consentito un incremento retributivo dell' 11,3%, superiore di 2,3 punti all'incremento dell'inflazione programmata. Il nuovo modello applicato al periodo 2004-2008, secondo la Cisl, avrebbe assicurato un incremento retributivo nazionale superiore di almeno 600 euro all'accordo precedente. Dal 2009, inoltre, la riduzione della tassazione sui premi di secondo livello produrrà un aumento netto delle retribuzioni dai 250 ai 400 euro annui per i redditi tra 15mila e 30mila euro.

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