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Sì alla norma salva-Malpensa

di Marco Alfieri

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11 Gennaio 2009

«Alitalia? Sta decidendo se accogliere una grande compagnia straniera nell'azionariato. I nomi erano quelli di Air France e di Lufthansa. La prima é andata più decisa in avanti e ha approvato un contratto molto vantaggioso per la nuova Alitalia, ma nessuno ha chiuso la porta a Lufthansa».

La prende un po' larga, da Cagliari, Silvio Berlusconi, per dire che ormai il matrimonio è fatto (domani il cda di Cai-Alitalia ratificherà il closing con il vettore Transalpino). Così ieri è stata più che altro la giornata della querelle a distanza con Walter Veltroni: «Ho sentito che il leader del Pd ha definito agghiacciante la situazione di Alitalia», ha chiosato il Cavaliere. «Agghiacciante direi che è avere un'opposizione di questo tipo».

Ma soprattutto è stata la giornata dell'orgoglio leghista, dopo la guerriglia interna degli ultimi giorni. Canta vittoria, il Carroccio, sventolando l'emendamento salva-Malpensa, inserito nel decreto anti-crisi e approvato nella notte dalla commissione Bilancio della Camera. «Con l'emendamento si conferma la volontà del Governo di non penalizzare l'aeroporto varesino, offrendo uno strumento per rinegoziare tutti gli accordi e stipularne di nuovi con i Paesi che hanno richiesto o richiederanno di poter operare su Malpensa», sentenzia il sottosegretario alle Infrastrutture, Roberto Castelli.

Certo l'alleanza più vantaggiosa resta quella con Lufthansa, «ma indipendentemente dalle scelte di Cai, con questo emendamento è stata garantita la prospettiva di un forte rilancio di Malpensa nel medio termine senza chiudere Linate. Gli scali milanesi non vengono sacrificati alle solite logiche romano-centriche», completa Castelli.

Insomma torna il sereno con il premier, almeno per ora. «È stata una grande vittoria di Bossi e della Lega», rincara il presidente dei deputati Roberto Cota.

L'emendamento approvato prevede in effetti che Infrastrutture e Esteri definiscano nuovi accordi e la modifica di quelli vigenti per aumentare le compagnie sulle rotte nazionali e internazionali e il numero di voli, dando priorità ai vettori che mantengono i livelli occupazionali. L'Enac dovrà rilasciare autorizzazioni per non meno di 18 mesi. In sostanza, si passa da una prassi concessoria di deroga discrezionale ad una automatica, che può arrivare fino a 3 anni (oggi vale una stagione). Per il resto, il Governo s'impegna a iniziare la rinegoziazione dei bilaterali, concederla però sarà tutta un'altra partita, anche se la Lega canta già vittoria.Per l'assessore lombardo, Raffaele Cattaneo, non a caso, «non è la panacea». L'emendamento su Malpensa è una prima "svolta", secondo il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, ottenuta grazie alla «mobilitazione del territorio», mentre convince meno Sergio Chiamparino, perchè «non parla di una liberalizzazione degli slot ma di un allargamento».

Su una cosa però concordano. «Malpensa di fatto è stata svenduta, c'è stata una gigantesca presa in giro degli italiani perché scarica sui cittadini i debiti di Alitalia e anche di Air One». Sempre a proposito di Malpensa, ieri Sea ha voluto precisare le parole dell'a.d. di One Works (società di ingegneria chiamata da Enac a elaborare il documento di sviluppo del settore aeronautico), Giulio De Carli. «Non è vero, come detto - spiega il gestore - che siamo privi di un masterplan strategico. Sea ha in essere il piano industriale 2009-2016. E soprattutto un masterplan di sviluppo aeroportuale, già depositato in Enac l'anno scorso, che traguarda il 2025».

Ma la cosa interessante è che sempre Sea sta per riattivare la causa risarcitoria da 1,25 miliardi di euro intentata la scorsa primavera contro la fuga di Alitalia da Malpensa, e poi sospesa a novembre dal Tribunale di Busto Arsizio per via del fallimento della vecchia Magliana. La nuova citazione graverà sulla bad company. Nel frattempo, è stato aggiornato a lunedì il confronto tra sindacati e Alitalia sui nodi irrisolti in tema di assunzione del personale di terra e navigante.

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