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Ecco come funziona la bici elettronica

di Riccardo Barlaam

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16 febbraio 2009
SONDAGGIO / La compreresti?
Il cambio elettromeccanico Shimano Dura- Ace Di2

La bicicletta è l'ultimo mezzo di locomozione meccanico. Tecnologicamente avanzato. Con l'uso di carbonio, leghe super leggere e componenti sofisticatissimi studiati nella galleria del vento. Ma ancora squisitamente meccanico. Almeno fino a ieri.

Al Giro della California
, una gara a tappe del circuito professionisti in corso in questi giorni - dove si sta riscaldando i muscoli anche il varesino Ivan Basso in vista del Giro d'Italia - un gruppo di ciclisti di tre squadre (Rabobank, Columbia e Garmin) sta correndo per la prima volta su delle bici con il cambio elettromeccanico Dura- Ace Di2, prodotto dalla giapponese Shimano. Di2 sta per Digital integrated intelligence. Un cambio comandato da due pulsanti. Alimentati da una pila. E' la fine di un'era? Se lo è chiesto Ian Austen del New York Times. Un interrogativo che ha suscitato commenti à gogo e diviso in due il popolo dei ciclisti Usa. Qualcuno parla di effetto IPod che arriva anche alle due ruote. I puristi storcono il naso. E' sempre così. Bartali o Coppi. Saronni o Moser... Ma come funziona questo cambio elettromeccanico lanciato da Shimano? Ed è davvero utile?

Prova a spiegarlo
Massimiliano Cenedese che segue i servizi post vendita per Shimano Italia: «Il gruppo Dura-Ace Di2 Shimano è un sistema di cambio elettromeccanico per bici da corsa. E' l'evoluzione dell'attuale gruppo Dura Ace, top di gamma della nostra società usato dai team professionisti su strada». I comandi sono integrati nelle leve del freno, come è per i freni meccanici. Quello che cambia è che al posto della due levette integrate nei freni ci sono due pulsanti: nella leva sinistra i due pulsanti comandano il deragliatore (il cambio delle due corone anteriori) e nella leva destra il cambio. Sia il cambio che il deragliatore del Di2 in apparenza sono simili agli attuali. Ma all'interno hanno un microprocessore che comanda un servomotore elettrico che gestisce la "cambiata".

Rispetto all'attuale, il nuovo sistema offre «una maggiore precisione di cambio non c'è nessun problema di tensione di filo come c'è sistema meccanico». In caso di caduta poi il cambio si sgancia da solo per evitare rotture. Si deve resettare il sistema prima di riprendere a pedalare. Più o meno come un pc quando si blocca. Il sistema Di2 è compatibile con il Flight Deck Sc-7900, un computer di bordo che registra tutti i dati dell'allenamento o della gara, i battiti cardiaci, l'altitudine, la pedalata, il rapporto inserito e molto altro. I dati con una connessione wireless possono essere traferiti su un computer ed elaborati attraverso un software incluso che permette di analizzare le performance sui pedali.

Non è il primo cambio "a pile"
. C'erano stati anni fa due tentativi andati male della francese Mavic. Nel 2002 il gruppo Campagnolo ha messo a punto il primo prototipo ma ha deciso di rimandare il lancio. Shimano, sempre sette anni fa, ha immesso sul mercato i primi sistemi di cambio elettromeccanici per citybike, ancora in catalogo, non da competizione insomma. Nel frattempo la tecnologia si è sviluppata. «Il sistema Di2 - assicura Cenedese - è preciso, più preciso del migliore sistema meccanico, e molto veloce. La "cambiata" avviene passo passo. A ogni pressione cambia un rapporto». Le batterie sono a ioni di litio, come quella dei telefonini, e ricaribili. L'autonomia di una carica è di 2mila chilometri. E c'è un indicatore a led che avvisa dello stato di carica.

Tutto il sistema è a tenuta stagna. L'anno scorso è stato testato anche nei campi di ciclocross. E vari corridori professionisti lo hanno usato nelle Classiche del Nord, con tutte le condizioni climatiche, anche sul pavé della terribile Parigi-Roubaix. Tra aprile e maggio verrà commercializzato anche in Italia. Per ora sarà legato solo alla componentistica delle specialissime da corsa, per una fascia di mercato alta. Il Di2 sarà montato su bici da 5mila euro in sù. E poi possibile che la linea nei prossimi anni venga declinata nelle altre linee di prodotto. Anche quelle per i comuni mortali, onesti pedalatori della domenica... «La rapidità di questo processo dipenderà da come verrà accolta dal mercato».

Anche Campagnolo,
che ha inventato la trasmissione nella bicicletta, «sta lavorando da tempo sulla trasmissione elettronica», conferma Lerry Piazza responsabile comunicazione della casa vicentina: «Abbiamo già testato il nostro sistema di trasmissione elettronica con corridori professionisti al Tour de France 2008. Il prodotto c'è, ma stiamo valutando il momento migliore per il lancio sul mercato perché un prodotto di questo tipo, costoso e di posizionamento elevato, rischia di soffrire in un momento difficile come l'attuale. Così rischiamo che l'utente non apprezzi il suo valore. Anche perché va considerato che industrializzare un prodotto del genere richiede investimenti enormi...

E noi vorremmo diffonderlo a più gente possibile. Stiamo lavorando per raffinarlo sempre più, per ridurre i pesi e renderlo sempre più perfetto e performante». Ma per adesso Campagnolo sta a guardare cosa succede con il lancio della concorrente giapoonese. La casa vicentina è da sempre attenta alla ricerca, all'innovazione e all'eccelenza di prodotto: «L'unica vera arma vincente del made in Italy per distaccarsi dalle produzioni a basso costo del Far East». L'ultima invenzione lanciata da Campagnolo è il cambio a undici rapporti. E poi di recente «tutti i comandi dei gruppi Campagnolo sono stati ridisegnati per seguire meglio l'anatomia della mano».

Meccanica o elettronica, la bici del futuro spinge i pedali sulla ricerca e sui materiali. Una corsa a tappe senza fine.

16 febbraio 2009
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