Ha il sapore dell'aut aut la richiesta di nuovi aiuti al Governo americano presentata dai big di Detroit. «La bancarotta - avvertono Gm e Chrysler - potrebbe essere più costosa del salvataggio». Le case automobilistiche hanno chiesto al governo americano altri 21,6 miliardi di dollari . Nel piano di ristrutturazione presentato ieri all'amministrazione Obama, oltre ai 4 miliardi già incassati, Chrysler reclama altri 5 miliardi di dollari entro il 31 marzo mentre Gm ne chiede 2 entro la fine del prossimo mese, 2,6 entro aprile ed altri 7,5 miliardi nel caso in cui il mercato rimanesse depresso per alcuni anni.
La casa automobilistica guidata da Richard Wagoner, che ha già ricevuto fondi federali per 13,4 miliardi, sollecita poi il rinnovo della linea di credito da 4,5 miliardi in scadenza nel 2011. Complessivamente, la richiesta di aiuti da parte dei due big di Detroit è cosi lievitata a 39 miliardi di dollari. In cambio, le due case automobilistiche hanno annunciato drastici tagli ai costi e l'addio ai modelli e ai brand meno redditizi. Gm taglierà altri47.000 posti di lavoro nel mondo su 244.000 - realizzando la più imponente riduzione del personale della storia Usa - chiuderà altre cinque fabbriche e manderà in pensione metà dei brand, concentrandosi solo su Chevrolet, Caillac, GMC e Buic.
«Il piano odierno è decisamente più aggressivo perché ad 11 settimane di distanza rispetto a quando abbiamo presentato al Congresso la nostra versione iniziale del progetto - ha spiegato Wagoner - le condizioni dell'economia Usa e globale così come quelle in cui versa l'industria dell'auto sono significativamente peggiorate. Alla Chrysler gli ulteriori licenziamenti si aggireranno sulle 3.000 unità mentre i modelli destinati a soccombere sono la Dodge Durango, la PT Cruiser e la Aspen. Il sindacato United Auto Workers ha inoltre annunciato di aver raggiunto un «accordo di massima con Gm, Chrysler e Ford sulle modifiche al contratto di lavoro: passaggio indispensabile insieme ai piani di ristrutturazione per accedere ai fondi federali. Ford non ha chiesto aiuti allo Stato, avendo accumulato sufficienti prestiti privati prima del tracollo del mercato del credito.
L'esame dei piani di Ford e Chrysler, ha assicurato il segretario al Tesoro, Timothy Geithner, partirà alla fine della settimana. Il governo ha imposto alle case automobilistiche di valutare, nei progetti, anche il costo di una eventuale bancarotta. E se per Gm «sarebbe pari a circa 100 miliardi di dollari», Chrysler l'ha quantificato in 20-25 miliardi di dollari in due anni. «Sarebbe molto più oneroso - ha precisato il vice presidente di Chrysler Jim Press - e creerebbe tensioni e preoccupazioni inutili tra i dealer e i clienti».