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«Una decisione da prendere a modello»

di Marco Alfieri

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Martedí 03 Febbraio 2009

Tecnicamente si definisce una formula di welfare complementare-territoriale. Perché scambia dal basso sostegno al reddito dei dipendenti con programmi di remunerazione non monetaria.

Ovvie le premesse: la diminuzione del potere d'acquisto oggi non è più compensabile solo attraverso i tradizionali interventi sulla retribuzione fissa e variabile. Banalmente 100 euro di costo aziendale per la retribuzione di un operaio corrispondono a un importo netto di 50 euro per il dipendente. Decisamente troppo poco.

Il piano Luxottica nasce da qui e verrà applicato in via sperimentale ai suoi 7.800 dipendenti italiani addensati nei sei insediamenti veneti, trentini e piemontesi, cioè in quella Padania produttiva dove più forte batte la crisi. Ma soprattutto, il piano proverà ad aumentare il potere d'acquisto, facendo avvicinare costo azienda e soldi netti in busta attraverso un'offerta surrogata in beni e servizi. Certo si tratta di una goccia nel mare, certo andrà chiarita la dimensione fiscale dell'operazione, «ma l'accordo va nella giusta direzione», spiega l'a.d. della Luiss Guido Carli, Pierluigi Celli.

«In periodi di crisi, infatti, si fa più efficienza puntando su solidarietà e cooperazione che tagliando i costi. Perché si genera un'identificazione maggiore lavoratori/azienda e perché è importante muoversi con senso pratico e lungimiranza. Tra l'altro - prosegue Celli - è una formula che le aziende possono finanziariamente sostenere. Non sarebbe troppo gravoso». Nel caso di Luxottica, il pacchetto costerà l'equivalente di circa 2,5 milioni di euro annui da distribuire a dipendenti e famiglie in beni di uso quotidiano. Non è la panacea ma è già qualcosa.
Inoltre, molte aziende potrebbero mutuarne il meccanismo. Per il senatore Pd, Tiziano Treu, il piano Luxottica «possiede un effetto emulativo, è ripetibile, perchè in generale le prestazioni di servizi sono più importanti per il benessere delle persone di una semplice integrazione al reddito. Figurarsi poi in momenti del genere: valorizzano risorse scarse, intervenendo in settori in sofferenza. Assistenza, scuola, sanità integrativa, istruzione».

Ovviamente Luxottica farà da apripista, «ma se poi funziona, come credo - ragiona l'ex ministro ulivista - sarà necessario un intervento del legislatore, attraverso incentivi fiscali per chi mette in campo pacchetti del genere. Sarebbe un modo per spingere la platea delle Pmi a mettersi insieme tramite i fondi bilaterali o a costituire Onlus dedicate a questo tipo di interventi territoriali». Una sorta di privato sociale tanto più necessario in contesti a capitalismo diffuso dove lavoro e rappresentanza non si tengono più e dove le paghe di fatto, tradizionalmente più alte anche al netto degli integrativi, nei periodi di vacche magre si sgonfiano velocemente.

Infine, conclude Treu, «modelli integrativi del genere danno sostanza condivisa - impresa e sindacati - al livello decentrato dei contratti. Un modo non conflittuale, specie dopo la rottura confederale sull'accordo separato». In un momento in cui anche Barak Obama dice che di sindacato c'è bisogno eccome.

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