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L'Italia non sa spendere i fondi Ue.
E rischia di perdere 10 miliardi €

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23 marzo 2009

L'Italia rischia di perdere quasi 10 miliardi di fondi europei per l'incapacità di spenderli. Bisogna fare preso: entro fine giugno. Altrimenti i soldi resteranno nelle casse di Bruxelles. A fare i calcoli è stato l'Eurispes. Guardando nel dettaglio al 2007, l'Eurispes sottolinea che dei 10,3 miliardi di euro di somme accreditate, 4,3 miliardi sono destinati prevalentemente a programmi operativi regionali: di questi, il 45,5% (circa 2 miliardi) è andato a Campania, Puglia e Calabria (rispettivamente 940, 498 e 250 milioni di euro). Le isole hanno ricevuto oltre 1 miliardo (71% alla Sicilia e 29% alla Sardegna). Complessivamente, il Mezzogiorno ha ricevuto oltre 3 miliardi, contro gli 870 milioni del Nord e i 355 milioni del Centro.

Il problema dell'Italia, però, è anche che spesso i soldi non riesce a spenderli. Infatti dei finanziamenti ricevuti nel biennio 2006-2007, le regioni del Mezzogiorno rischiano, secondo i calcoli dell'Eurispes, di perdere circa 9,3 miliardi di euro «a causa dell'incapacità di attivare le procedure adeguate in un apparato estremamente burocratizzato come il nostro, della scarsa propensione a fare rete tra gli enti locali, della mancanza di una diffusa informazione presso i cittadini sull'esistenza dei fondi comunitari, dei mille cavilli tra i quali gli stessi fruitori dei finanziamenti devono districarsi».

«Dei finanziamenti ricevuti nel biennio 2006-2007 - spiega il presidente dell'Eurispes, Gian Maria Fara - le regioni del Mezzogiorno rischiano di perdere 9,3 miliardi di euro a causa dell'incapacità di attivare le procedure adeguate in un apparato estremamente burocratizzato come il nostro, della scarsa propensione a fare rete tra gli Enti Locali, della mancanza di una diffusa informazione presso i cittadini sull'esistenza dei fondi comunitari, dei mille cavilli tra i quali gli stessi fruitori dei finanziamenti devono districarsi».

Il rischio è quello del 'disimpegno automatico', vale a dire la sottrazione dei finanziamenti non spesi, che per l'Italia è stata prorogata dal 31 dicembre 2008 al 30 giugno 2009: i tempi stringono, dunque, e le regioni dovrebbero accelerare, visto che per non perdere i fondi dovrebbero utilizzare mensilmente non meno di 1,5 miliardi di euro.

Si tratta di una cifra, osserva Fara, che «da sola coprirebbe una Finanziaria e che fa dell'Italia il paese meno virtuoso dell'Ue in questo settore. L'affannosa ricerca di risorse e le ipotesi più disparate per affrontare la crisi economica che contraddistinguono il lavoro delle forze politiche degli ultimi mesi - suggerisce il presidente di Eurispes - potrebbero dunque trovare maggiore riscontro, e più senso, se incanalate verso la risoluzione di un così evidente spreco, indirizzando energie e mezzi per ovviare a questa 'distrazione' tutta italiana».

«Insomma - precisa il Professore - una maggiore capacità di spesa dei fondi, che altro non sono che soldi nostri, contribuirebbe innegabilmente a riattivare diversi settori dell'economia, a creare occupazione, a sostenere l'imprenditoria e rianimare il settore della formazione, dell'istruzione e della ricerca penalizzati dalle ultime manovre Finanziarie».

Il confronto tra il contributo al Bilancio dell'Unione Europea e i finanziamenti da quest'ultima erogati per programmi di sviluppo economico, crescita occupazionale, sostegno all'imprenditoria, evidenzia come «negli ultimi 12 anni l'Italia sia stata un 'contribuente netto', con un saldo negativo tra risorse messe a disposizione e risorse accreditate dall'Unione Europea: rispettivamente 135,3 e 105 miliardi di euro (-30,3 mld di euro)».

A fronte di un incremento dei contributi al Bilancio dell'Unione Europea di «oltre 10,6 miliardi di euro tra il biennio 1995-1996 e il biennio 2005-2006 (+61,4%, con una crescita media annua di 2,1 miliardi di euro), gli accrediti dell'Unione Europea all'Italia sono aumentati solamente di 6,7 miliardi di euro (+51,2%), con il conseguente peggioramento del saldo negativo, quasi raddoppiato in 12 anni (da -4,2 miliardi di euro del biennio 1995-1996 a -8,2 miliardi di euro del biennio

23 marzo 2009
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