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Crisi, al Cipe opere per 16 mld
Donne in pensione a 65 anni:
no di Cgil e Cisl, Sacconi frena

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4 marzo 2009

Il Governo accelera sulle infrastrutture. Contro la crisi anche le opere pubbliche, piccole o grandi che siano, possono infatti essere un volano di sviluppo e ripresa. Venerdì, ha annunciato l'Esecutivo alle parti sociali convocate a Palazzo Chigi, arriverà quindi al Cipe un piano di opere cantierabili entro sei mesi per un investimento complessivo di 16 miliardi di euro.

Nell'elenco, che potrebbe subire modifiche dell'ultimo minuto, figurano tra le altre opere, come sottolineato dal sottosegretario alle Infrastrutture Giuseppe Maria Reina, il Ponte sullo Stretto, la Salerno-Reggio e la statale Jonica. Gran parte dei fondi sarà infatti destinata proprio al sud: c'é «l'impegno di ripartire le risorse per l'80% al Sud e questo - ha spiegato - segna un'inversione di tendenza rispetto al passato. Riguardo alla sola parte di risorse pubbliche, pari a circa 8,5 miliardi, la suddivisione tra Nord e Sud è invece fifty-fifty». Il Cipe si occuperà infatti anche di grandi opere del Nord: risorse sono previste per la Brebemi (Brescia- Bergamo-Milano), la Pedemontana, il terzo valico, l'alta velocità Milano-Treviglio, alcune opere della Milano Expo.

Al tavolo non si è potuto però fare a meno di parlare anche di ammortizzatori sociali, priorità assoluta per sindacati e Confindustria che, pur avendo apprezzato l'intesa interistituzionale tra governo e Regioni, chiedono un allargamento della platea e una immediata erogazione dei
sostegni ai lavoratori. Dall'esecutivo una prima apertura c'è stata e riguarda i collaboratori a progetto che lavorano con continuità con un unico datore di lavoro. La loro condizione «sta a cuore» al Governo visto che - hanno ricordato i ministri dell'Economia e del Lavoro, Giulio Tremonti e Maurizio Sacconi - nei provvedimenti sugli ammortizzatori in deroga sono già state previste delle tutele "una tantum". Non è escluso che possano quindi arrivare anche nuove misure.

Età pensionabile per le donne
Sindacati concordi nel respingere la norma che innalzerà l'età di pensionamento di vecchiaia delle dipendenti pubbliche per adeguarla (entro il 2018) ai 65 anni oggi in vigore per gli uomini e rispondere così alle richieste della Corte di giustizia europea. Se Renata Polverini, segretario dell'Ugl, apre alla possibilità di un innalzamento dell'età pensionabile su base volontaria, Guglielmo Epifani e Raffaele Bonanni, in rappresentanza della Cgil e della Cisl respingono al mittente la bozza del provvedimento che l'esecutivo invierà alla Commissione europea. «Innalzare l'età pensionabile alle donne significa scaricare i costi della crisi due volte sui lavoratori e tre volte sulle donne lavoratrici», ha commenta to Epifani a margine dell'assemblea dei quadri lombardi della Cgil, esprimendo forte dissenso sulla norma, sia «nel merito che nel metodo». «Il metodo non va bene - ammonisce Epifani - perchè è la prima volta che c'è un intervento sulle pensioni senza aprire un confronto coi sindacati. Non è mai accaduto in un Paese europeo. Il governo e il ministro portano la responsabilità di questa scelta». Il segretario della Cgil esprime timore che questo non sia che un primo passo per estendere rapidamente la norma anche al settore privato.

Dello stesso tenore l'opinione di Raffaele Bonanni della Cisl, che reputa «inammissibile che su un tema delicato come quello delle pensioni, il Governo abbia deciso unilateralmente, senza aprire un confronto con il sindacato, come si è sempre fatto per tutti gli interventi sulla previdenza». «Quanto al merito - prosegue Bonanni- si tratta di una decisione sbagliata che ci riporta indietro negli anni, introducendo criteri di accesso differenziati alla pensione di vecchiaia per le lavoratrici pubbliche rispetto a quelle private». Secondo Bonanni il Governo può contrastare la sentenza della Corte di Giustizia europea facendo presente che il regime pensionistico pubblico non è un regime professionale distinto da quello legale generale. «Per una larga parte delle donne - conclude il segretario generale della Cisl - il pensionamento precoce è imposto da condizioni familiari, dalla cura dei figli e degli anziani. Si intervenga prima su questo, attraverso una politica di intervento che aumenti l'offerta degli asili nido e che sostenga l`attività di assistenza e di cura domiciliare degli anziani».

Nel tardo poneriggio di mercoledì nella "sala verde" di palazzo Chigi c'è stata la prevista riunione fra il Governo e le parti sociali. All'incontro, per l'Esecutivo partecipano fra gli altri i ministri Giulio Tremonti (Economia), Renato Brunetta (Funzione Pubblica), Maurizio Sacconi (Welfare), Altero Matteoli (Trasporti), Claudio Scajola (Sviluppo Economico), Raffaele Fitto (Affari Regionali), Stefania Prestigiacomo (Ambiente), il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, e quello con delega per il Comitato Interministeriale per lo sviluppo economico (Cipe) Gianfranco Micciché. Per le parti sociali, al tavolo sono fra gli altri presenti il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, quello della Uil, Luigi Angeletti, e dell'Ugl Renata Polverini. Per la Cgil è presente il segretario confederale Fulvio Fammoni.

  CONTINUA ...»

4 marzo 2009
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